“E’ necessario arrivare ad un vero e proprio trattato bilaterale su questo tema”. Secondo il Consiglio Ue è necessario tutelare meglio i cittadini nei rapporti con fornitori di paesi terzi
L’Unione europea deve trattare con gli Stati Uniti per giungere ad avere per i sui cittadini la stessa protezione dei dati personali della quale si gode negli Usa. Più in generale gli europei devono avere un più di attenzione da parte delle autorità che devono proteggerli quando utilizzano servizi provenienti da paesi terzi. Sono i due tempi principali discussi nella conferenza organizzata dall’Accademia di Diritto Europeo questa settimana a Bruxelles, dove è stato esaminato il progetto di direttiva sulla protezione di dati nell’Unione Europea, il loro trasferimento tra UE e USA e la sentenza della Corte di Giustizia dell’UE sulla conservazione dei dati.
Lilian Mitrou, presidente del gruppo di lavoro sullo Scambio di informazioni e protezione dei dati (DAPIX) presso il Consiglio dell’Unione Europea, ha sostenuto la volontà di voler garantire a tutti una forte protezione senza però “creare un eccessivo onere per i responsabili dei controlli”. Si deve inoltre poter garantire la protezione dei dati dei cittadini europei quando questi utilizzano beni e servizi forniti da operatori di Stati terzi e ciò è stato anche recentemente sostenuto dai Ministri della Giustizia europei.
Per quanto riguarda invece il trasferimento di dati tra Europa e Stati Uniti, l’ex consulente della privacy della Microsoft e ora avvocato privato Caspar Bowden, ha sottolineato la necessità di un “vero e proprio trattato UE-USA che dia ai cittadini europei una protezione uguale a quella degli statunitensi, e che garantisca i diritti comunitari come ad esempio, il pieno accesso e cancellazione di tutti i propri dati personali”.
Infine, la conservazione dei dati aveva posto il problema della violazione dei diritti fondamentali al rispetto della vita privata e alla protezione dei dati personali. La Corte di Giustizia ha dichiarato tale direttiva invalida poiché poiché “comporta un’ingerenza di vasta portata e di particolare gravità nei diritti fondamentali al rispetto della vita privata e alla protezione dei dati di carattere personale, non limitata allo stretto necessario”.
Maria Elena Caputi