Non soltanto complica la vita quotidiana in ufficio ma provoca una consistente perdita di produttività e di danaro. L’Unione europea corre ai ripari con la più grande campagna di sensibilizzazione mai realizzata. Andor: “Effetti negativi sulle performance globali delle imprese”
C’è una malattia in Europa che da sola è responsabile del 60% delle giornate di lavoro perse. Una malattia che ogni anno costa 240 miliardi di euro (circa la metà in trattamenti sanitari) e causa una perdita di produttività che manda in fumo 136 miliardi. Questa malattia si chiama stress. Spesso banalizzato o trattato come un semplice fastidio che complica la quotidianità sul luogo di lavoro, lo stress è invece un problema tutt’altro che trascurabile, per il singolo individuo ma anche per il sistema economico di un Paese. In Europa è il secondo problema di salute più frequentemente associato al lavoro, dopo i disturbi muscolo-scheletrici. Negli ultimi nove anni, circa il 28% dei lavoratori europei sono stati esposti a rischi psicologici che hanno messo a rischio il loro benessere mentale.
Chi soffre lo stress ha difficoltà a concentrarsi, commette più errori e rimane più spesso vittima di infortuni sul luogo di lavoro. Per questo per un’azienda, impegnarsi per la salute dei lavoratori non è tanto una spesa, quanto piuttosto un investimento che può migliorare produttività e risultati. “Oltre ad avere conseguenze gravi per il benessere dei lavoratori, lo stress da lavoro ha degli effetti negativi sulle performance globali delle imprese europee” fa notare il commissario Ue al lavoro Laszlo Andor, che ricorda però che “i mezzi di prevenzione esistono e dovrebbero essere messi in atto”.
A questo serve la campagna “I rischi psicosociali: prevenirli meglio per lavorare meglio”, lanciata oggi dall’Agenzia europea per la sicurezze e la salute sul lavoro e presentata dalla Commissione europea. La campagna “la più grande mai lanciata se non nel mondo sicuramente in Europa”, vuole sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo ai rischi psicologici, fisici e sociali legati allo stress da lavoro. Per farlo saranno investiti quattro milioni di euro: due milioni l’anno per i prossimi due anni.
La campagna è rivolta ad associazioni di categoria, sindacati, dirigenti e lavoratori per aiutarli innanzitutto ad identificare lo stress e poi a combatterlo con l’uso di strumenti concreti. Coinvolgerà più di 30 paesi europei, non solo dell’Ue e centinaia di organizzazioni. Tutte le società possono partecipare alla campagna e sono invitate a farlo diffondendo materiale informativo, organizzando seminari sul tema. Le aziende che partecipano saranno guidate passo passo nella campagna per la costruzione di un ambiente di lavoro più sano: dalla definizione degli obiettivi e dei messaggi principali da trasmettere, fino all’analisi dei risultati, passando per la pianificazione e messa in atto della campagna. Momento centrale sarà l’assegnazione di un Premio europeo per le buone pratiche che sarà assegnato a quelle organizzazioni che stanno mettendo in atto le migliori azioni per eliminare lo stress.
La prevenzione dello stress e dei rischi psicosomatici sarà anche una delle sfide al centro del quadro strategico dell’Ue in materia di salute e sicurezza sul lavoro per il periodo 2014-2020, che sarà presentanto a giugno.
Letizia Pascale