La leader di Fratelli d’Italia ha incontrato a Bruxelles i Conservatori e Marine Le Pen. “Non per forza in gruppo insieme, ma battaglie comuni”
“Votare per il PPE o per il PSE è votare per la Germania”. E’ lo slogan per le prossime elezioni europee lanciato da Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, che ieri a Bruxelles assieme agli eurodeputati Carlo Fidanza e Magdi Allam e all’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, ha avuto due incontri con delegazioni di altri paesi al Parlamento europeo: i Conservatori e Riformisti europei e Marine Le Pen, leader del fronte Nazionale francese.
In Italia, ha sostenuto Meloni in conferenza stampa, ci sono partiti di centrodestra e centrosinistra “che nonostante i proclami nazionali contro un’Europa a trazione tedesca”, rimangono in Europa nel Partito Popolare Europeo (PPE) o nel Partito Socialista Europeo (PSE): per questo, nel congresso nazionale tenutosi a Fiuggi tra l’8 e 9 marzo, FdI-An è uscito definitivamente dal PPE. “Alle elezioni europee – ha continuato Meloni – chi vota FI e NCD vota per la Merkel, mentre chi vota PD vota Schulz, noto nemico dell’Italia. In ogni caso entrambi sono voti utili alla Germania, mentre votare per FdI-An è un voto utile all’Italia”. E’ necessario quindi, ha sostenuto, “porre fine al finto bipolarismo tra PPE e PSE che ha guidato l’Europa per anni e creare un vero bipolarismo basato sulla contrapposizione tra i diritti ed i bisogni dei popoli e gli interessi delle tecnocrazie”.
Quelle di ieri sono state le prime di una serie di consultazioni che si terranno in vista delle prossime elezioni europee con le forze che condividono con FdI-An “l’esigenza di modificare la struttura delle istituzioni europee, di restituire i diritti e la sovranità ai popoli e di dire basta alla gabbia dell’Euro”. Ciò non vuol dire che verrà necessariamente creato un nuovo gruppo parlamentare, ma che ci sarà cooperazione sulle battaglie comuni come ad esempio l’uscita dall’euro.
Gli ultimi governi che si sono susseguiti in Italia “e che hanno attuato ciecamente le direttive della Commissione europea hanno portato ad un aumento del debito pubblico al 133%, prima di Monti era al 120%, e della disoccupazione che ha toccato ieri il tasso record del 13%, il 42,3% se si guarda a quella giovanile; dati peggiori dal 1977”, ha detto la leader di Fratelli d’Italia.
Meloni ha successivamente sottolineato che la tendenza europea a paragonare l’Italia, seconda economia manifatturiera in UE, a Grecia e Portogallo “è fuori luogo: il Pil italiano è 8 volte quello greco e 10 quello portoghese. Al contrario dell’Italia, questi due Stati ricevono inoltre consistenti aiuti dall’Europa, e non bisogna scordare che il nostro Paese è quello che in assoluto contribuisce maggiormente a livello europeo in rapporto al proprio PIL”. FdI-An ha chiesto inoltre di poter rivedere i trattati del Fiscal Compact e del Fondo Salva Stati “che prevedono un’erogazione all’Europa rispettivamente di oltre 40 miliardi di euro per i prossimi 20 anni e di 125 miliardi in 5 anni per un sostegno a cui l’Italia anche volendo non potrebbe mai accedere”. Tutto ciò comporterebbe per l’Italia, ha ammonito Meloni, “una vera e propria carneficina sociale e quindi, alle condizioni attuali, FdI-An ritiene che sia più conveniente per l’Italia uscire dall’euro, moneta troppo forte e agganciata esclusivamente all’economia tedesca”.
Maria Elena Caputi