Il commissario per gli Affari interni ai paesi membri: flussi aumenteranno, e dobbiamo essere pronti a rispondere alle pressioni migratorie
L’accoglienza dei migranti in arrivo in Europa e il loro inserimento nel tessuto economico e sociale dell’Ue devono essere meccanismi a ventotto, con ognuno dei paesi membri pronto a farsi carico delle pressioni migratorie che gravano sugli altri stati. Ma la questione della gestione dei flussi non è che la prima parte del problema: a questa va accompagnata una fase di intergrazione del nuovo arrivato. A fare il punto della situazione Cecilia Malmstrom, commissario europeo per gli Affari interni, in occasione dell’XI meeting del Forum europeo per l’integrazione. Un appuntamento che serve per fare un bilancio in corso d’opera su quanto fatto e su quanto occorrerà fare. Quest’anno si esaurisce il programma di Stoccolma, la strategia che individua le priorità dell’Ue nei settori di libertà, sicurezza e giustizia. Qui ricadono gli obblighi di potenzionamento di Frontex, l’Agenzia europea per le frontiere esterne, il cui destino sarà sempre di maggior centralità nel Mediterraneo dopo la tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013.
I paesi più esposti a pressioni migratorie dovranno poter ricevere l’assistenza europea, e a questo obbligo non ci si può più sottrarre. “Il concetto di solidarietà adesso deve essere tradotto in pratica”, esorta Malmstrom. Anche perchè “abbiamo nuove, importanti sfide davanti a noi”. In territorio comunitario “arriveranno altri migranti: oggi sono sempre di più le persoone che vogliono venire in Europa a studiare, a vivere, a cercare nuove alternative”. Queste persone “eserciteranno una pressione migratoria incredibile sull’Europa, e dobbiamo essere pronti a rispondere a queste pressioni”. Ma per poter far fronte ai fenomeni migratori non c’è bisogno solo di azione di prevenzione e controllo dei flussi, lotta all’immigrazione illegale e cooperazioni con i paesi d’orgine. “Dobbiamo chiederci innanzitutto in quale società vogliamo vivere, in tempi di spostamenti globali. I migranti di oggi sono i cittadini di domani, per cui se l’immigrazione è oggi un tema sensibile l’integrazione è un questione cruciale”, di cui devono farsi carico gli enti locali. “Bisogna che ci sia forte impegno soprattutto a livello locale, perchè è lì che avviene l’integrazione”.
L’Europa farà la propria parte, ma anche gli Stati membri e gli enti locali devono fare la propria. Ma gli enti locali, su questo, hanno qualcosa da dire: non tutte le realtà locali sono uguali, ricorda l’assessore per gli Affari europei della Regione Veneto, Roberto Ciambetti. “Da parte dell’Unione europea ci aspettiamo maggiore sensibilità e adattabilità dei fondi alle realtà regionali, in quanto sono molto diverse le esigenze e i bisogni tra chi, come la Sicilia, affronta la sfida dell’emergenza della prima accoglienza e chi, invece, è chiamato a gestire l’inserimento lavorativo, l’educazione, l’assistenza sanitaria”.
E.B.