Secondo l’esecutivo Ue, semplificare le norme potrebbe portare 130 miliardi in cinque anni e creare 1 milione e 300 mila posti di lavoro. Malmstrom: “ Abbiamo bisogno di attirare viaggiatori, gente d’affari, ricercatori, studenti, artisti e professionisti della cultura”
Facilitare l’ingresso in Europa dei cittadini di Paesi extra Ue potrebbe stimolare l’attività economica e la creazione di posti di lavoro, in settori come turismo, ristorazione e trasporti. Ne è convinta la Commissione europea che, partendo da questa idea, ha deciso di presentare una serie di proposte per semplificare la vita ai cittadini di Paesi terzi che vogliano entrane nell’Ue. Tempi più rapidi, meno costi e meno burocrazia, chiede l’esecutivo Ue, pur garantendo un adeguato livello di sicurezza. Per i cittadini di Paesi terzi saranno così più semplici i viaggi d’affari o le visite a familiari residenti in Europa mentre per l’Europa ci saranno non pochi vantaggi dal punto di vista economico.
Recenti studi mostrano infatti che nel 2012 sono stati “persi” in totale 6,6 milioni di potenziali viaggiatori, calcolando solo quelli provenienti da sei dei Paesi con il maggior numero di viaggiatori (Cina, India, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica e Ucraina) proprio a causa della complessità delle procedure di rilascio dei visti. Lo studio ha anche evidenziato che una normativa più flessibile e accessibile per il rilascio dei permessi di ingresso potrebbe portare a un incremento delle entrate nello spazio Schengen calcolato tra il 30% e il 60%, solo in provenienza da questi sei Paesi. Un incremento che potrebbe portare guadagni significativi: per la Commissione Ue si parla di 130 miliardi di euro di spesa diretta totale (per vitto, alloggio, trasporti, intrattenimento, acquisti) nell’arco di cinque anni. Un movimento di soldi e persone che si potrebbe tradurre in 1 milione e 300 mila posti di lavoro nel settore del turismo.
“Abbiamo bisogno di attrarre nel nostro territorio più turisti, gente d’affari, ricercatori, studenti, artisti e professionisti della cultura”, spiega la commissaria Ue per gli Affari interni, Cecilia Malmstrom, sottolineando: “Intendiamo ora rilanciare l’economia e creare nuovi posti di lavoro enfatizzando la dimensione economica della nostra politica in materia di visti, pur mantenendo un livello elevato di sicurezza alle frontiere esterne”. La proposta “favorirà l’industria europea del turismo in un momento di crescente concorrenza internazionale in cui sempre più paesi dipendono dal turismo come fattore di crescita”, aggiunge il commissario europeo per l’industria, Antoniio Tajani, secondo cui “la nuova normativa in materia di visti è la risposta a questa sfida”.
Le modifiche delle norme in materia di visti proposte dalla Commissione europea riguardano diversi aspetti. I termini tra la domanda per l’ottenimento di un visto e la decisione in merito devono essere ridotti da 15 a 10 giorni, chiede l’esecutivo Ue e un cittadino deve potere presentare domanda presso il consolato di un altro Stato membro se quello competente non è rappresentato sul territorio. E ancora: i viaggiatori abituali devono potere beneficiare di sostanziali agevolazioni, tra cui il rilascio di un visto per ingressi multipli valido tre anni. Per la Commissione deve poi essere introdotto un modulo semplificato di domanda e le domande di visto devono poter essere presentate anche online. Gli Stati membri, suggerisce Bruxelles, dovrebbero poter introdurre specifici regimi che consentano il rilascio di visti alla frontiera validi per un massimo di 15 giorni e per un unico Stato Schengen e il rilascio di visti dovrebbe poter essere agevolato anche per la partecipazione ad eventi di massimo rilievo. Tra le proposte dell’esecutivo Ue, infine, anche l’introduzione di un nuovo tipo di visto (il visto di circolazione) che consenta ai viaggiatori legittimi di spostarsi all’interno dello spazio Schengen per un periodo massimo di 1 anno (senza poter soggiornare nel medesimo Stato membro per più di 90 giorni nell’arco di 180 giorni).