I magistrati confermano la decisione presa dalla Commissione europea nel 2009. Hahn: “Ma ora da Bari una delle migliori performance”
La Puglia non ha saputo gestire i fondi europei e dunque il contributo finanziario fornito dal Fondo europeo di sviluppo regionale dev’essere ridotto di quasi 80 milioni di euro. Lo ha deciso il Tribunale dell’Ue, a causa delle “gravi carenze di cui le autorità italiane hanno dato prova nella gestione e nel controllo dell’utilizzo dei fondi dell’Unione sono tali da condurre a irregolarità sistemiche”. La questione riguarda gestioni passate, come ricorda all’Ansa Shirin Wheeler, portavoce del commissario Ue alle Politiche regionali Johannes Hahn: “Questo caso che riguarda la Puglia, per la programmazione 2000-2006, è avvenuto in una Regione che ora vede una delle migliori performance nell’uso delle risorse Ue nell’Italia meridionale, e dove non abbiamo problemi particolari”.
Il Tribunale oggi ha dunque confermato la decisione della Commissione del 22 dicembre 2009 che ridusse il contributo finanziario fornito dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) alla Regione Puglia. Nel 2000 la Commissione aveva approvato il progetto di programma operativo (POR) per la Puglia con un finanziamento pari a 1,72 miliardi di euro effettuando un versamento preliminare ed intermedio di 1,23 miliardi al fine di promuovere lo sviluppo della regione.
Attraverso un audit dei sistemi di gestione e di controllo istituiti dalle autorità italiane, nel 2007 la Commissione aveva però constatato che non era presente un sistema che garantisse la buona gestione finanziaria dei fondi. Le autorità sono state così chiamate a porre rimedio a questa mancanza attraverso un nuovo piano d’azione, ma un secondo audit nello stesso hanno ha confermato il medesimo problema. Di conseguenza la Commissione ha sospeso i pagamenti intermedi del FESR e fissando per il 2009 il termine massimo per effettuare i controlli e apportare le modifiche necessarie.
Le cose però sono andate sempre peggio. L’audit del 2009 ha messo in evidenza diverse irregolarità nei controlli e nel funzionamento dell’autorità di pagamento.Non avendo rispettato il termine per la messa a norma del sistema di gestione e di controllo del POR Puglia, l’Italia si è vista applicare una rettifica finanziaria del 10% sulle spese certificate da parte della Commissione il 22 dicembre 2009, con una riduzione del contributo finanziario FESR di 79,33 milioni di euro.
L’Italia ha quindi presentato ricorso al Tribunale dell’Unione europea contro la decisione della Commissione per ottenerne l’annullamento, ma il Tribunale lo ha respinto ricordando che “sono a carico del bilancio dell’Unione solo le spese effettuate dalle autorità nazionali in conformità alle norme di diritto dell’UE e che per questo, è fondamentale che gli Stati membri abbiano sistemi di gestione e di controllo che verifichino la veridicità di tali spese”. Secondo i magistrati europei la Commissione non è chiamata a fornire elementi tangibili, ma è sufficiente che i dati rilevati sollevino dubbi ragionevoli sull’esistenza di una violazione delle norme che disciplinano i fondi strutturali. In questo caso “i revisori dell’Unione hanno constatato, oltre alla mancanza di personale, diverse irregolarità nei controlli di primo e di secondo livello, nella trasmissione delle relazioni e nelle verifiche da parte delle autorità di pagamento”. Inoltre, il Tribunale ha rilevato che la Commissione ha sempre dialogato con le autorità italiane e che quindi l’Italia era conscia dei motivi che hanno portato alla diminuzione del finanziamento del FESR. Di conseguenza, la Commissione ha avuto ragione ad applicare la rettifica del 10% in seguito alle insufficienze trovate nel sistema di controllo del POR Puglia.
Maria Elena Caputi