“Non c’è nulla di male a pensare di trovare accordi non a ventotto. Tema al centro dell’agenda europea del nostro semestre di presidenza. Integrazione militare scelta delicata come fu per Euro”
La difesa comune è ormai “ineludibile”, impone riflessioni “attente ma comunque da fare”, e l’Italia in questo processo tanto “delicato” quanto rivoluzionario intende contribuire con un cambio di passo che preveda la possibilità di cooperazioni rafforzate laddove l’assenza di unanimità tra paesi membri dell’Ue dovesse impedire quei passi avanti necessari ma guardati con sospetto. E’ la linea del governo Renzi, espressa dal sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, in occasione della conferenza annuale dell’Agenzia europea per la difesa (Eda). “So che il tema della difesa comune chiama in causa la questione della cessione di sovranità, ma dobbiamo superare la logica prettamente nazionale delle priorità”, sostiene Rossi. I tempi cambiano: gli Stati Uniti cercano un disimpegno nelle questioni di sicurezza globale e chiedono all’Europa di giocare un ruolo diverso e più autonomo, la primavera araba prima e la recente crisi ucraina rappresentano sfide alla sicurezza in zone a noi vicine. “Caucaso, Mediterraneo e Africa settentrionale devono indurci a riflettere sulla sicurezza”. Una riflessione che per il sottosegretario alla Difesa si rende ancor più necessaria alla luce della crisi in Ucraina. “Non tutti i conflitti possiamo sceglierli. Alcuni conflitti ci piovono addosso all’ìmprovviso”. Rossi non menziona direttamente l’Ucraina, e sebbene nella zona non ci siano conflitti bellici in corso il riferimento appare comunque riferito all’attualità.
Lui, il generale Rossi, militare di carriera oggi in politica, il suo ragionamento l’ha già avviato. L’Europa deve compiere il grande passo. “Lavorare nel settore della sicurezza per mettere insieme tecnologie e capacità vuol dire una cooperazione politica che poterà ad un superamento circoscritto della sovranità in termini di difesa”. Un processo non scontato, “un passo delicato come lo fu quello compiuto per adottare la moneta comune”. Un parallelo, quello di Rossi, usato per sottolineare come l’Europa della difesa sia possibile. “Si tratta di un passo delicato – ribadisce – che dovrà essere valutato attentamente ma che dovremo compiere”. Nella consapevolezza della delicatezza della materia e delle diverse sensibilità sul tema, l’Italia apre alla cooperazione rafforzata, quella particolare procedura decisionale prevista dai Trattati in base alla quale una sola parte dei paesi membri – in numero minimo di nove – può adottare normative attuabili in settori politici che non rientrano nel quadro delle competenze esclusive dell’Ue, e la difesa resta di competenza esclusiva degli Stati. “Non c’è nulla di male a pensare che si possa raggiungere un’intesa non tra tutti i ventotto stati membri, tanto è vero – ricorda Rossi – che è previsto dai Trattati”. Quello che Rossi e l’Italia hanno in mente sono “accordi di cooperazione più forte tra paesi interessati a questo sviluppo”. Questi temi, scommette Rossi, “troveranno sempre più spazio nel dibattito europeo, e – assicura – troveranno spazio nell’agenda europea del governo italiano per il semestre di presidenza”.
Renato Giannetti