Quella foto di Barack Obama che stringe le mani di Herman van Rompuy e José Manuel Barroso è bella, ma non vorrei più vederla. Vorrei vedere un presidente che stringe la mano a un altro presidente, non a due, ognuno che rappresenta una metà di un’Unione che è tale per tante, moltissime cose che influiscono sulla nostra vita, ma non riesce ad esserlo fino in fondo.
E’ ora che ci sia un presidente unico, che governi Commissione europea e Consiglio europeo, tanto l’una è il braccio esecutivo dell’altro e nelle decisioni davvero importanti, come decidere punizioni per uno stato inadempiente sulle misure economiche, ad esempio, non può decidere nulla senza il parere del governi. Tanto vale che la decisione sia ponderata e proposta da una sola persona, che verifica l’attuazione delle norme (“guardiano dei trattati”) e prende la decisione (“politica”) su che fare.
Quell’immagine del G7 che in realtà è un G8+ perché oltre ai sette capi governo (dei quali ben quattro dell’Ue) ci sono due signori che rappresentano l’Unione europea (e dunque, per la precisione, chi? I ventiquattro che mancano dal tavolo?) è la prova di qualcosa che non va: o l’Unione c’è, e c’è da sola, senza gli altri quattro, oppure è inutile che ci sia perché comunque non rappresenta un altro convitato con poteri decisionali al tavolo.
Ma non è aria che accada ora. Un presidente dell’Unione “unico” darebbe l’immagine di qualcosa di forte, permetterebbe ai cittadini di individuare “chi è” l’Ue, come in ogni paese si individua il capo del governo, o come in ogni ufficio si individua il capo. Anche nel calcio, dove i protagonisti, i decisori potremmo dire, sono almeno undici, il capo c’è, quello che paga c’è se la squadra va male: è l’allenatore. Questi capi di governo, che in buona parte vedono l’Ue come un organismo intergovernativo, non vorranno mai avere un convitato con “pieni poteri” al loro tavolo. E allora si continua così, con buffi problemi di protocollo ma soprattutto con gravi inefficienze, o comunque sprechi di potenzialità, con due signori che ora sono a fine mandato e forse, anche per questo, danno alle foto quest’aria un po’ triste, un po’ passata.
Lorenzo Robustelli