Vaghe le conclusioni del vertice che parlano di “notevoli progressi” ma affermando che “sono necessari continui sforzi per raggiungere l’obiettivo”. 35 Paesi tra cui l’Italia sottoscrivono un documento voluto dagli Usa che chiede maggiore cooperazione, la Russia non lo firma
Conclusioni nient’affatto stingenti quelle del terzo summit sulla sicurezza nucleare che si è svolto all’Aja. Il testo finale riconosce che sono stati fatti “notevoli progressi” ma afferma che “sono necessari continui sforzi per raggiungere l’obiettivo”. Un testo piuttosto vago quello prodotto dal vertice e a cui hanno partecipato 53 Paesi, compresa l’Unione europea, convocato allo scopo di trovare soluzioni al pericolo costituito dalle circa duemila tonnellate di materiale nucleare che nel mondo si calcola che potrebbe essere usate come arma. Per questo si punta a rafforzare la sicurezza nucleare, evitare che i materiali nucleari possano finire o essere intercettati da organizzazioni terroristiche, valutare periodicamente i programmi nazionali di sicurezza nucleare.
I Paesi si sono impegnati a rispettare gli orientamenti dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea) per garantire la sicurezza dei materiali nucleari nelle fasi di produzione e trasporto. Nel documento finale però non sono indicate misure legalmente vincolanti ma si sollecitano soltanto i singoli paesi a prendere “misure volontarie” per il controllo dei materiali radioattivi e si indica la responsabilità “di prima linea” dell’industria. 35 Stati hanno firmato poi una dichiarazione comune generale che si spinge leggermente un po’ più in là e nella quale si sottolinea la necessità di una maggiore cooperare. Si tratta di una iniziativa lanciata da Usa, Olanda e Corea del Sud firmata tra gli altri da Italia, Francia, Turchia, Ucraina, Israele ma non da Russia, Cina, India, Pakistan e Nigeria.
“Ci riuniamo in un momento in cui la stabilità e la sicurezza internazionali sono state messi in discussione in modo molto grave”, ha sottolineato nel suo intervento il Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, secondo cui ora “è quindi ancora più importante dimostrare che siamo uniti nel nostro impegno per un ordine multilaterale basato sulla pace e l’inequivocabile rispetto dello Stato di diritto”.