Il mercato è in grande crescita, con una spesa nel 2012 pari a quasi 21 miliardi di euro. La Commissione punta a uniformare le norme e rendere i controlli più stringenti e più mirati. Il commissario Cioloș: “Il futuro del comparto dipende dalla qualità e dall’integrità dei prodotti venduti con il logo comunitario”
Il mercato del biologico nell’ultimo decennio ha quadruplicato la sua estensione in Europa e la Commissione europea ha deciso di intervenire nel settore con una proposta che mira a rendere le regole più stringenti ma soprattutto più uniformi nei diversi Paesi membri. Nel 2012 la spesa dei consumatori nel settore biologico è stata pari a 20,9 miliardi, in crescita rispetto ai 19,7 dell’anno precedente, ci sono più di 186 mila aziende agricole biologiche che coltivano una superficie di 9,6 milioni di ettari, ovvero il 5,4% della superficie agricola totale nell’Unione europea. L’Italia con il suoi 1,1 milioni di ettari è il secondo Paese per estensione della superficie bio, dietro solo alla Spagna (1,8 milioni di ettari).
Le cifre mostrano che le aziende biologiche sono generalmente più grandi di quelle convenzionali e i loro dirigenti sono più giovani. Il pascolo permanente rappresenta la quota maggiore della superficie biologica (circa il 45%), seguito da cereali (circa il 15%) e dalle colture permanenti (circa il 13%). Per quanto riguarda gli allevamenti quello di pollame è sicuramente il più diffuso, per quanto riguarda le altre specie il 46% sono ovini e il 30% bovini.
“Il futuro del comparto biologico nell’Unione dipende dalla qualità e dall’integrità dei prodotti venduti con il logo biologico europeo”, ha dichiarato Dacian Cioloș. Secondo il commissario europeo per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale “il nuovo pacchetto di misure risulta favorevole sia per i consumatori che per gli agricoltori. I consumatori avranno maggiori garanzie sugli alimenti biologici prodotti e venduti nell’Ue e gli agricoltori, i produttori e i dettaglianti avranno accesso a un mercato più ampio sia all’interno che all’esterno dell’Unione”.
La proposta, che ora passerà all’esame di Parlamento e Consiglio, chiede che innanzitutto vengano intensificati i controlli che si diversificheranno sui diversi rami della filiera, e quindi non solo sulla produzione, perché secondo gli studi della Commissione è nell’anello dell’impacchettamento e della vendita che avviene il maggior numero di frodi. “A chi verrà trovato fuori norma verrà immediatamente tolto il bollino, che è la peggiore sanzione”, ha affermato Cioloș.
I controlli verranno basati sull’analisi del rischio, ovvero minori controlli per le aziende che si rivelano più virtuose e maggiori per quelle che mostrano diverse falle. Saranno vietate le aziende miste, adesso permesse, con produzioni sia convenzionali che biologiche “perché in queste i controlli sono più difficili e il rischio di ‘contaminazione’ dei prodotti è molto più alto”, spiegano fonti dell’esecutivo.
Dall’approvazione della normativa i mangimi non biologici verranno vietati mentre le sementi e l’utilizzo di animali non nati da genitori allevati in maniera biologica sarà consentito per un periodo di transizione che durerà fino al 2021. “Questo perché – spiega la fonte – ci sono specie che non è ancora facile reperire sul mercato bio e quindi se non concedessimo questa deroga ci sarebbero problemi per agricoltori e allevatori a reperirle”. La soglia di “contaminazione” da Ogm, ovvero la possibilità che accidentalmente un mangime o una coltura possano venire a contatto con organismi geneticamente modificati, viene lasciata allo 0,9% come per tutte le altre colture, “ma si dovrà dimostrare l’accidentalità del fatto e indagare su quale sia l’origine della contaminazione”, afferma la fonte.
Si introdurrà poi un sistema di certificazione di gruppo per permettere alle piccole fattorie di abbassare i costi. Verranno poi armonizzate le leggi in tutti gli Stati comunitari per rendere più equa la concorrenza. “Adesso ad esempio – spiega ancora la fonte della Commissione – per una contaminazione da Ogm in alcuni Paesi si ritira il marchio Bio, in altri si ritira anche il prodotto, in altri ancora c’è diritto di appello e di chiedere ulteriori accertamenti prima di prendere una decisione. Questo non è giusto”.
Resta da chiarire solo la percentuale di contaminazione dei pesticidi. La Commissione ha stilato una lista di prodotti compatibili con il biologico, “perché altrimenti alcune specie di piante non potrebbero mai sopravvivere”, continua la fonte, ma non è ancora stato fissato un limite di contaminazione da quelli ritenuti non compatibili. La soglia dovrebbe comunque essere molto bassa, probabilmente la stessa che si applica ai cibi per bambini.
Tutti questi standard verranno poi richiesti anche dai prodotti provenienti dai Paesi terzi. Se la nuova normativa entrerà in vigore il riconoscimento degli organismi di controllo di Stati non comunitari verrà progressivamente spostato verso un regime di conformità, il che significa che i prodotti importati dovranno rispettare l’unico insieme di norme di produzione europee.
Alfonso Bianchi
Guarda l’infografica della Commissione (clicca per ingrandire)