Mosca fa spallucce e dice che “questo è un club informale, senza tessere sociali. Le questioni importanti sono discusse al G 20”. Incontro Lavrov-Deshchytsia
Il G7 ha deciso che il G8 non esiste più, almeno per ora. Il prossimo incontro previsto in Russia, a Sochi è stato cancellato definitivamente ieri sera per fissare un nuovo incontro, in 7, a Bruxelles nel mese di giugno. Dopo una serie di indiscrezioni è stato Herman van Rompuy, presidente del Consiglio europeo e ospite del G7, a comunicarlo al Mondo con un tweet. Poi il comunicato ufficiale, che dopo aver condannato le azioni illegali della Russia, dice che “oggi riaffermiamo che queste azioni avranno conseguenze significative”.
Il vertice dei membri del G8 meno la Russia, dunque il vecchio G7, che non esisteva più dal 1998, convocato d’urgenza ieri a l’Aia dal presidente statunitense Barack Obama ha deciso quel che tutti si aspettavano, lanciando un severo messaggio a Mosca e perseguendo la linea dell’isolamento internazionale dei Vladimir Putin deciso da Obama. “Non parteciperemo più al G8 finché la Russia non cambierà corso”, dice il comunicato finale dell’incontro.
“Al momento il G8 non esiste più, né come summit né come formato”, ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel. I russi tentano la linea della minimizzazione: il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, che rappresenta Putin al vertice sulla sicurezza nucleare in corso ieri e oggi a l’Aia a margine del quale si è tenuto il G7, dice che “il G8 è un club informale, non ci sono tessere sociali, nessuno può buttar fuori nessun altro”. Poi però colpisce duro, o spera di farlo: “Tutte le questioni importanti – dice – oramai sono discusse al G20”, il vertice al quale partecipano anche la Cina, l’India, il Brasile e le altre economie emergenti. Ha qualche ragione, ma il peso dell’esclusione dal club ristretto resta.
Mentre i leader del G7 si incontravano e le troppe di Mosca continuavano a radunarsi al confine con l’Ucraina, un segnale di “distensione” è stato mandato da parte dei russi. Lavrov ha incontrato a l’Aia il suo omologo ucraino Andriy Deshchytsia. Non si è saputo cosa i due si siano detti, però si tratta del contatto di più alto livello che ci sia stato tra Mosca e Kiev dall’inizio della crisi. Deshchytsia ha solo fatto sapere che l’Ucraina “vuol vivere in pace” con la Russia e che è “aperta al dialogo”, ma anche detto che accoglierebbe con favore nuove sanzioni occidentali. L’incontro probabilmente però da Mosca non è visto come primo passo per cogliere la richiesta avanzata ieri dal G7, che ribadisce che “la Russia deve rispettare l’integrità territoriale dell’Ucraina e la sua sovranità, iniziando discussioni con il governo ucraino e rendendosi disponibile ad una mediazione internazionale” per risolvere le questioni.
Il G7 non parla di altre sanzioni, non può farlo, i membri europei sono molto più prudenti di Obama su questo tema, però offre una sponda economica al Kiev, inviando a Mosca il messaggio che l’Occidente sostiene l’Ucraina. “Il Fondo monetario internazionale ha un ruolo centrale nel guidare lo sforzo internazionale per sostenere le riforme in Ucraina, riducendo la vulnerabilità economica del paese”, insieme alla Banca Mondiale all’Ue e agli aiuti bilaterali. Un vero cordone sanitario per evitare che l’Ucraina crolli sotto i suoi debiti.
Lor