Al termine del Consiglio, il premier ribadisce che non si viene a Bruxelles “con il cappello in mano”. Il semestre di Presidenza del nostro Paese, dice, sarà occasione di una “grande scommessa” perché “un’Europa che si occupa di vincoli astratti e non si accorge di perdere una generazione, sbaglia”
Nessun “rapporto conflittuale”, ma l’atteggiamento “subalterno e supino di venire con il cappello in mano non ce l’avrò mai”. Così, dopo il suo primo Consiglio europeo ufficiale, il premier Matteo Renzi riassume il rapporto tra il governo italiano e le istituzioni Ue. Parlando a braccio, in maniche di camicia, dal nuovo podio appositamente fatto allestire nella sala stampa italiana al posto della vecchia scrivania, assicura che quelle che in queste ore hanno voluto sottolineare tensioni e botta e risposta sono soltanto ricostruzioni giornalistiche. “A me sinceramente non sembra”, ci tiene a sottolineare: c’è invece “una grandissima fiducia” e un “grandissimo desiderio di investire sull’Europa, che non è il passato ma il futuro”. Ma da qui a venire in Europa con fare “subalterno” ce ne corre: “Non c’è un atteggiamento di sudditanza culturale per cui veniamo qui a prendere gli ordini – tiene a chiarire il premier – si chiama Commissione, ma non è una commissione d’esame”.
Eppure la Commissione l’esame lo fa, eccome. Quello con Renzi è stato un “ottimo incontro”, è la pagella di Barroso a fine vertice, “mi ha spiegato le riforme che farà e vanno nella buona direzione, alcune sono storiche”, dice alle telecamere di SkyTg 24. Ma dal capo dell’esecutivo Ue arriva anche un avvertimento al premier italiano: no, “all’idea semplicistica” per cui si cresce aumentando la spesa. Ieri, ricorda il capo dell’esecutivo Ue, il presidente della Bce Mario Draghi “ha detto ai leader Ue fate attenzione, non pensate che è aumentando la spesa che si ottiene la crescita, è il contrario, la cosa migliore per creare crescita è fare le riforme per attrarre investimenti e quindi aumentare la competitività”. Un’idea su cui Barroso è completamente d’accordo perché, dice, “alla fine sono i contribuenti che pagano la spesa in più, e quindi questo non è il modo più intelligente” per rilanciare lo sviluppo. “I paesi che finora hanno fatto maggior aggiustamento sui conti – continua Barroso – sono quelli che hanno avuto i risultati migliori perché all’aggiustamento hanno accompagnato riforme strutturali”.
Ma, come ha detto e ridetto, a farsi imporre “i compiti a casa” dall’Ue, Renzi non ci sta perché, ha detto, siamo “consapevoli dei nostri dati”: l’Italia “è la seconda economia mainfatturiera d’Europa, il secondo Paese d’Europa per export, ha alcune delle performance economiche migliori e una richezza privata molto superiore al debito pubblico”, elenca con toni ottimistici. Il “compito di un capo del governo è riportare la fiducia e noi – assicura Renzi – lo faremo”, senza venire meno agli impegni comunitari.
Tanto più che presto l’Italia si troverà ad avere in Europa un ruolo di primo piano, con la presidenza di turno dell’Unione europea da luglio. In questo ruolo, promette Renzi, non c’è l’intenzione di rivedere il fiscal compact, “un impegno che il nostro Paese ha preso e che confermiamo”. Ma la presidenza di turno deve essere occasione per rivedere profondamente l’Europa: quello che l’Italia immagina “è un semestre che si occupi di innovazione, agenda digitale, climate change” perché “un’Europa che si occupa di vincoli astratti e lontani dalla gente e che non si rende conto che nel frattempo stiamo perdendo un’intera generazione – dice Renzi – è un’Europa che sbaglia”.
Per il Presidente del consiglio la presidenza non è dunque solo un impegno “burocratico” ma “l’occasione di una grande scommessa sull’Europa”, a cui il nostro Paese si deve preparare adeguatamente: “L’Italia ci può arrivare avendo molto da dire e da dare solo se è nelle condizioni di svolgere un gigantesco lavoro sulle riforme nelle prossime settimane”. E se le riforme sono il punto centrale, “il punto centrale delle riforme sono i tempi”. Un’accelerazione, evidenzia il premier, c’è già stata ed è resa “oggettiva” ed evidente dai provvedimenti in discussione in questi giorni, come la revisione del senato e la revisione del titolo V della Costituzione per cui il testo di legge per la modifica sarà presentato, annuncia Renzi, “entro marzo”.
Prima ancora della presidenza italiana, però, un altro momento della verità sulla posizione degli italiani nei confronti dell’Ue saranno le elezioni europee del 25 maggio. In questo contesto “è fondamentale – dice Renzi – che tutti i partiti che competono abbiano al forze e l’intelligenza di discutere davvero di Europa. Il punto vero è che modello d’Europa abbiamo in testa”. Il dibattito non può essere “tra chi vuole uscire dall’Euro e chi vuole l’Europa come un insieme di regole. Chi dice usciamo dall’Euro non capisce. Esci dall’euro e poi dove vai?”. Sulle elezioni il premier chiarisce anche: “Non è intenzione del Pd mettere il nome del suo segretario in lista”.
Letizia Pascale