Tema soltanto sfiorato al Vertice europeo anche se Van Rompuy promette “decisioni tempestive”
Greenpeace: “Putin e tutti i petrolieri tengono al guinzaglio i leader europei”
La Verde Frassoni: “Target energetici ambiziosi strada verso un’economia più competitiva”
Per il Presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, “questa mattina abbiamo messo a punto una solida tabella di marcia per i nuovi obiettivi Ue sulle emissioni di gas serra”. Per quello della Commissione, José Manuel Barroso, oggi c’è stata solo la “prima discussione”, che però “è chiaramente l’approvazione della proposta della Commissione europea come base per la nostra politica futura”. “Mi sento incoraggiato dopo i buoni colloqui che abbiamo avuto” ha aggiunto Barroso. Ma per gli ambientalisti di Greenpeace invece “per l’ennesima volta”, i leader europei hanno “rinviato le decisioni su un nuovo accordo in tema di clima ed energia che avrebbe finalmente permesso all’Europa di non dipendere più da costose importazioni di combustibili fossili”.
Le conclusioni del Consiglio europeo che si è concluso oggi a Bruxelles sfiorano soltanto il tema del cambiamento energetico ma affermano comunque che il “quadro in materia di emissioni di gas serra, energie rinnovabili ed efficienza energetica, deve essere elaborato sulla base della comunicazione della Commissione”, ovvero i target presentati lo scorso gennaio, e che già allora scontentarono gli ambientalisti. “Ci sono ancora alcuni elementi che abbiamo bisogno di rimpolpare prima di prendere la decisione finale, ma vi posso assicurare”, garantisce Van Rompuy, “che ci sarà una decisione tempestiva, ben in tempo per la conferenza di Parigi del 2015”. Per il Presidente del Consiglio europeo bisogna considerare che gli obiettivi climatici “avranno un enorme impatto sulle nostre economie, quindi non è possibile decidere tutto in una volta”.
“Sembrerebbe che Putin e tutti i petrolieri tengano al guinzaglio i leader europei – ha attaccato Luca Iacoboni, responsabile clima ed energia di Greenpeace Italia – Rimandando la decisione fiumi di soldi continueranno ad uscire dall’Unione Europea per entrare nelle tasche degli oligarchi russi, degli sceicchi arabi e dei soliti noti da cui a parole vorremmo diventare indipendenti: cosa impossibile senza un chiaro sostegno allo sviluppo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica”. Greenpeace ne ha anche per il premier italiano a cui ricorda che “nel 2012 l’Europa ha speso in totale circa 545 miliardi di euro per le importazioni di energia e l’Italia da sola ne ha spesi circa 62 miliardi di euro, ovvero sei volte il taglio Irpef promesso dal presidente del Consiglio”. Per Iacoboni “Renzi in questo campo finora è stato un rottamatore solo a parole: la sua posizione sulla lotta ai cambiamenti climatici è troppo debole e non lascia presagire nulla di buono in vista del semestre italiano di Presidenza Ue”.
Critici anche Monica Frassoni e Francesco Ferrante di Green Italia secondo cui “oggi l’Europa e la sua rappresentanza politica smarriscono la propria vocazione di leadership sul tema della lotta al cambiamento climatico”. I due puntano il dito sul fatto che “ogni decisione è rimandata al 2015, in vista della Conferenza sul Clima (Cop21) di Parigi”, e questa sarebbe la “conferma che la lobby industriale fossile ha convinto alla frenata i leader europei, insistendo sul vecchio (e ingiustificato) modo di pensare secondo il quale azione per il clima e ripresa economica sarebbero in contraddizione”. Per i due esponenti di Green Italia “Target ambiziosi per energia e clima al 2030 sono la strada verso un’economia più competitiva, la creazione di nuovi posti di lavoro e il risparmio di fino a 2 miliardi di euro in energia: la risposta innovativa per uscire dalla crisi”.
A. B.
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