È la denuncia della Coldiretti che lancia l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, il giudice Caselli ne guiderà il comitato scientifico. Il presidente della Confederazione Moncalvo: “Basta con questi brand che danneggiano l’immagine dell’Italia”
La ‘Salsa Mafia’, è questo il nome che un’azienda belga ha voluto dare al suo prodotto, come se la Mafia fosse un brand italiano su cui scherzare e da utilizzare a fini commerciali. La denuncia di questa alquanto sgradevole trovata è stata fatta dalla Coldiretti il giorno del lancio dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, la nuova Fondazione voluta che avrà lo scopo di creare un sistema coordinato e capillare di controlli idonei a smascherare i comportamenti che si pongono in contrasto con la legalità. E la Salsa belga purtroppo non è un esempio isolato, sono tantissimi altri i prodotti che utilizzano il ‘brand’ Mafia per scopi commerciali. Secondo quanto denunciato dalla Coldiretti negli scaffali dei supermercati europei è possibile trovare il caffè “Mafiozzo”, i sigari “Al Capone”, la pasta “Mafia”, gli snack “Chilli Mafia”, l’amaro “Il Padrino” e il limoncello “Don Corleone” fino al sugo piccante rosso sangue “Wicked Cosa Nostra” e addirittura un libro di ricette dal titolo “The mafia cookbook”.
Anche la denunciare di fenomeni come questo sarà uno dei fini dell’Osservatorio il cui comitato scientifico sarà guidato dal magistrato Giancarlo Caselli, mentre il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo ne sarà il presidente e il presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara sarà il suo vice.
“Di fronte al luogo comune diffuso all’estero che porta gli stranieri ad assimilare l’Italia alla mafia oltre alla pizza o alla pasta, con la Fondazione ci vogliamo fare carico dell’indignazione del 65 per cento degli italiani che, secondo un’indagine Coldiretti /Ixe, non sopporta che la criminalità organizzata danneggi l’immagine del nostro paese e che si sente offeso perché ritiene che la gran arte dei cittadini non ha niente a che fare con i criminali” ha dichiarato Roberto Moncalvo constatando però che “c’è tuttavia una minoranza del 12 per cento che è rassegnata e lo considera normale, visto che l’abbiamo esportata in tutto il mondo, e un 19 per cento che pensa addirittura che faccia parte dell’immaginario collettivo anche grazie film come Il Padrino, La Piovra ed altri”.
Per Moncalvo “la criminalità organizzata si combatte con la trasparenza soprattutto in un settore come quello agroalimentare dove è particolarmente rilevante il flusso commerciale, con circa un terzo (33 per cento) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy” . Con l’Osservatorio si intende creare, sottolinea la Coldiretti, un complesso di controlli che assicuri la più completa informativa ai consumatori, contrastando le contraffazioni e le adulterazioni alimentari. L’Osservatorio metterà a disposizione le proprie conoscenze scientifiche e tecniche attraverso la pubblicazione, per via telematica, di riviste dal carattere giuridico e sociale, l’organizzazione di convegni, la promozione e il finanziamento di ricerche in campo universitario e con la collaborazione di altri enti pubblici e privati.