Per i sondaggi è aumentata al 45% la percentuale di cittadini che il 18 settembre voteranno Sì alla secessione dalla Gran Bretagna. Per i sostenitori dell’autonomia uno Stato indipendente sarebbe più ricco: “Siamo uno dei Paesi più benestanti, il nostro popolo deve goderne”
Mentre ai confini dell’Europa si consuma la battaglia sull’indipendenza della Crimea, il vento di secessione soffia anche nel cuore del vecchio continente e più precisamente in Scozia, regione che tra sei mesi esatti potrebbe iniziare la sua storia come Stato indipendente. Il 18 settembre 2014 i cittadini voteranno per dire sì o no alla separazione da Londra. La situazione, rispetto a quanto sta accadendo in Ucraina, è molto diversa: l’apertura delle urne nell’estremo nord della Gran Bretagna, sarà il passo finale di un percorso preparato da due anni e concordato con il primo ministro del Regno Unito David Cameron. Ma la vittoria dei separatisti segnerebbe comunque una svolta storica e, a guardare i dati, non si tratta di un risultato improbabile.
Secondo gli ultimi sondaggi, solo dall’inizio dell’anno, i cittadini decisi a votare a favore dell’indipendenza sono passati dal 38 al 45%, mentre sarebbero raddoppiate le possibilità che gli indecisi decidano di sostenere l’autonomia.
Dietro alla spinta indipendentista soprattutto la voglia di salvaguardare un’economia che gode di ottima salute: negli ultimi due anni il Pil della Scozia è cresciuto del 2,4% e il numero di disoccupati è diminuito di 35 mila unità. Performance migliori di quelle del Regno Unito nel suo complesso. Secondo le statistiche indipendenti, negli ultimi cinque anni, una Scozia indipendente avrebbe avuto a disposizione 8,3 miliardi di sterline in più, e cioè circa 1.600 in più per ogni abitante. Nel 2012-2013 la Scozia ha generato il 9,1% delle imposte del Regno Unito, con l’8,3% della popolazione. Nello stesso periodo, le entrate pro capite in Scozia erano di 10 mila sterline, contro le 9.200 sterline per persona del Regno Unito nel suo insieme.
Nel 2012, fanno notare i sostenitori dell’indipendenza, la Scozia si sarebbe piazzata al 14esimo posto nella lista dei Paesi più ricchi dell’Ocse, in termini di Pil pro capite, mentre con la Gran Bretagna si è fermata al 18esimo posto. Ben sette dei dieci Paesi più ricchi, fanno anche notare da Edimburgo, hanno una popolazione non superiore ai 10 milioni di abitanti. Pochi di questi hanno i vantaggi economici e le risorse naturale che ha il nord del Regno Unito, ma sono indipendenti e ciò significa che possono usare tutte le loro risorse economiche. Anche Standard&Poor’s in un rapporto ha promosso, dal punto di vista economico, l’eventuale indipendenza di Edimburgo. Ma per gli indipendentisti i vantaggi sarebbero tanti, a partire dal fatto che il Parlamento scozzese rimpiazzerebbe del tutto quello britannico, in cui i rappresentanti della regione sono soltanto il 9%.
“La Scozia è una delle nazioni più ricche al mondo e vorremmo che più persone del nostro popolo condividessero questa ricchezza”, commenta Blair Jenkins , direttore del comitato per il Sì al referendum. Il messaggio, dice, è semplice: “Il 18 settembre non rimettete il potere nelle mani della discreditata elite di Westminster: votate Sì per rimettere il futuro della Scozia nelle mani degli scozzesi”.
Letizia Pascale