Mancano le seconde linee. L’Italia deve mettersi a ri-costruire i suoi dirigenti apicali della Commissione europea lavorando su quello che a Bruxelles si chiama “materiale direttorabile”. Negli ultimi mesi Roma ha perso ben due Direttori generali della Commissione: uno, Stefano Sannino, è diventato l’ambasciatore italiano presso l’Ue e l’altro, Stefano Manservisi, è diventato ambasciatore dell’Unione ad Ankara, la più importante rappresentanza dell’Ue nel mondo, che secondo molti conta almeno quanto un direttorato generale.
Al momento tra i direttori generali italiani nessun altro si chiama Stefano e l’emorragia è dunque sospesa, ma nel giro dei prossimi dodici mesi ne perderemo almeno un altro, che andrà in pensione. Nel quadro delle presenze italiane ai vertici del Berlaymont questa situazione crea qualche problema perché, a quanto sembra, non abbiamo al momento le forze per ripetere questa straordinaria situazione di cinque direttori generali, più di tutti gli altri paesi, Francia e Germania compresi. Non possiamo farlo perché non essendoci più le quote non c’è una vera questione di “equilibrio” da poter difendere e non possiamo perché, a quanto viene spiegato, non abbiamo ancora professionalità tali da poter essere candidate. Però abbiamo molto “materiale direttorabile” tra i capi unità e i direttori “semplici”. Sulla crescita professionale di questi funzionari e la costruzione per loro di un percorso verso la vetta si è iniziato a lavorare da qualche con l’ex ministro per gli Affari europei Enzo Moavero Milanesi e il commissario Antonio Tajani, dopo anni di disinteresse per la questione, e si continuerà.
Nel “medio termine”, in due-tre-quattro anni dovremmo dunque riuscire ad avere personale, che magari nel frattempo è diventato direttore generale aggiunto, pronto ad essere candidato. Certo se per anni non si fosse abbandonata a se stessa (accontentandosi della capacità personali di alcuni che si sono fatti strada, ma da soli) la presenza italiana nelle istituzioni comunitarie sarebbe meglio strutturata. Speriamo bene.