Mancano “progressi tangibili” sul risanamento dei conti. In Europa la ripresa c’è e la disoccupazione ha toccato il “livello massimo”
L’Italia “non ha compiuto progressi tangibili” sulle misure aggiuntive di risanamento dei conti pubblici chieste dalla Commissione europea nelle sue raccomandazioni. E’ semplice ed espiclita la Banca centrale europea nel suo bollettino mensile nel bocciare l’attività dei governi Letta (e forse anche un po’ Monti), e nel mettere, in verità, anche una bella spina nel fianco al neonato governo Renzi. “E’ importante che vengano fatti i passi necessari”, esortano a Francoforte, insistendo in particolare sulla necessità di lavorare ad un solido percorso di riduzione del debito pubblico.
Secondo i conti dell’Eurotower, il deficit di bilancio in Italia è rimasto al 3 per cento del Pil nel 2013, “invariato rispetto all’anno precedente e lievemente superiore all’obiettivo del 2,9 per cento fissato nell’aggiornamento del programma di stabilità del 2013. Secondo le previsioni dell’inverno 2014 della Commissione – ricorda il rapporto -, il rapporto disavanzo-Pil scenderebbe al 2,6 per cento nel 2014 e al 2,2 per cento nel 2015”. Per raggiungere questo obiettivo la Commissione a novembre 2013 indicava la necessità di ulteriori misure di risanamento per assicurare l’osservanza del Patto di stabilità e crescita, cioè per conseguire l’obiettivo di medio termine di un bilancio strutturale in pareggio nel 2014 e assicurare progressi sufficienti verso il rispetto del criterio per il debito durante la fase di transizione”. Però, secondo Francoforte “finora non sono stati compiuti progressi tangibili per quanto riguarda la raccomandazione della Commissione. In prospettiva, è importante effettuare i necessari interventi affinché siano soddisfatti i requisiti previsti dal meccanismo preventivo del Patto di stabilità e crescita, soprattutto per quanto riguarda la riconduzione del rapporto debito-Pil su un percorso discendente, come segnalato anche di recente dalla Commissione europea nel contesto dell’esame approfondito sull’Italia”.
Roma non è sola, la Bce esorta tutti i paesi dell’area euro ad adottare le “necessarie ulteriori azioni di aggiustamento per assicurare finanze pubbliche sostenibili”. In generale, dicono a Francoforte, è necessario “ricondurre gli elevati rapporti debito-Pil su un chiaro percorso discendente: deve restare una priorità”.
Alla Banca centrale europea si affronta anche l’elemento psicologico: dato che si intravede qualche segnale di crescita tra i Ventotto, “sussiste il rischio che si instauri un atteggiamento di compiacimento”, e dunque ci si rilassi troppo. Secondo le ultime previsioni della Commissione, l’aggiustamento strutturale dei conti pubblici nell’area scenderebbe a 0,1 punti percentuali nel 2014, valore nettamente inferiore al requisito minimo dello 0,5 per cento del Pil previsto dal Patto di stabilità e crescita. Gli interventi da fare “dovrebbero tendere a migliorare la qualità e l’efficienza della spesa pubblica, con il sostegno di riforme strutturali di bilancio che tendano a eliminare la spesa improduttiva e al contempo a ridurre al minimo gli effetti distorsivi dell’imposizione fiscale”.
La ripresa comunque continua “seppure a un ritmo contenuto”, ci sono buoni segnali anche sul fronte lavoro, e la Bce si aspetta “un ulteriore miglioramento della domanda interna, sostenuto dall’orientamento accomodante della politica monetaria, da condizioni di finanziamento più favorevoli e dai progressi compiuti sul fronte del risanamento dei conti pubblici e delle riforme strutturali”. In particolare, sostiene il bollettino, “i redditi reali beneficiano di prezzi dell’energia più contenuti. L’attività economica dovrebbe altresì trarre vantaggio da un graduale rafforzamento della domanda di esportazioni dell’area. Al tempo stesso, seppure in fase di stabilizzazione, la disoccupazione resta elevata e i necessari aggiustamenti di bilancio nei settori pubblico e privato continueranno a pesare sul ritmo della ripresa”.
La deflazione non spaventa gli uomini di Mario Draghi, anche se l’inflazione è bassa e in qualche caso negativa a Francoforte si “ribadisce con fermezza” la volontà di tenere i tassi di interesse dell’area euro “su livelli pari o inferiori a quelli attuali” ancora per molto. Comunque la Banca è “pronta a prendere in considerazione tutti gli strumenti disponibili e a intervenire ulteriormente con azioni risolute, se necessario”.
Per quanto riguarda il fronte occupazione la Bce vede “evidenti segni di stabilizzazione”. Nel terzo trimestre del 2013 il numero di occupati è rimasto stabile per il secondo trimestre consecutivo, anche se con significative differenze tra paesi. “Il tasso di disoccupazione sembrerebbe aver toccato il livello massimo”, dice però, confortante, la Bce, e a ottobre è sceso di 0,1 punti percentuali, al 12 per cento: “un segnale incoraggiante è dato dal fatto che il calo e la stabilizzazione sono stati relativamente generalizzati tra i diversi gruppi di età. In prospettiva – sostiene la Bce – ci si attende che il tasso di disoccupazione si riduca ancora gradualmente, sebbene a un ritmo moderato”.
Lor