I leader chiedono alla Russia di interrompere immediatamente tutte le azioni a supporto del referendum di domenica: voto “illegale, non riconosceremo il risultato”. Barroso: “Non abbiamo bisogno di nuove guerre fredde”
dall’inviata a Strasburgo Letizia Pascale
L’annessione della Crimea alla Russia avrebbe “implicazioni gravi”, non soltanto sulla stabilità dell’Ucraina ma anche “sull’ordine legale che protegge l’unità e la sovranità di tutti gli Stati”. Visto che vertici straordinari e minacce di sanzioni non hanno sortito fino qui alcun effetto, con Mosca che continua ad accumulare truppe in ogni angolo della Crimea, ora ci provano i membri del G7. I leader di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno unito e Stati Uniti, insieme a Commissione e Consiglio europeo, hanno formulato una dura nota congiunta per condannare il comportamento della Russia e avvertire Mosca: se dovesse proseguire con l’annessione della Crimea, “agiremmo ancora individualmente e collettivamente”.
I leader del G7 chiedono alla Russia di “cessare ogni sforzo per cambiare lo status della Crimea, andando contro alla legge ucraina e alle leggi internazionali” e di interrompere “immediatamente” tutte le azione a supporto del referendum per l’indipendenza della penisola, previsto per questa domenica. Il voto, avvertono, “non avrebbe effetto legale” e nemmeno “forza morale”, vista la mancanza di un’adeguata preparazione e la presenza intimidatrice delle truppe russe sul territorio. Per questo, avverte la nota, “non riconosceremmo il risultato” del referendum.
L’annessione della Crimea alla Russia sarebbe “una chiara violazione” della Carta delle Nazioni Unite e dei trattati tra Ucraina e Russia, ricordano i leader, che chiedono a Mosca di impegnarsi in una “de-escalation” della situazione, di “ritirare immediatamente le truppe” e “cominciare discussioni con il governo ucraino, avvalendosi della mediazione internazionale per ogni legittima preoccupazione”. La nota conclude ricordando la decisione di sospendere la partecipazione alle attività di preparazione del G8 di Sochi, fino a che la situazione non sia tale da consentire che la riunione porti a “una discussione significativa”.
Della situazione di tensione nel Paese, che non accenna a calare, ha parlato questa mattina da Strasburgo anche il presidente della Commissione, Josè Manuel Barroso nel corso di una discussione della plenaria del Parlamento europeo sul tema. Quanto sta succedendo in Ucraina, ha avvisato Barroso, “è in un certo senso un test per l’Unione e i risultati della situazione attuale avranno un forte impatto sulla configurazione geopolitica del continente per gli anni a venire”. “Non abbiamo bisogno di nuove guerre fredde e certamente non ne vogliamo”, ha sottolineato il capo dell’esecutivo Ue, ricordando: “la nostra relazione con i vicini dell’est non vuole essere esclusiva” e “non chiediamo di voltare le spalle alla Russia”. Ma Mosca “deve accettare l’idea che i paesi decidano da soli” le loro relazioni.
Per Barroso quello che succede in Crimea è “una violazione inaccettabile e non provocata della sovranità ucraina e della sua integrità territoriale” e “ogni tentativo di legittimare il referendum in Crimea è contrario alla costituzione dell’Ucraina e alla legge internazione e chiaramente illegale”. Sul fronte aiuti Barroso ha anche annunciato che la prossima settimana, il 19 di marzo, la Commissione proporrà un miliardo extra di aiuti per l’assistenza finanziaria del Paese.