L’Aula si è spaccata e ha bocciato il testo della portoghese Zuber (Gue) che poneva l’accento sugli effetti devastanti delle politiche di austerità sull’occupazione femminile. Il Ppe: “Approccio strumentale”, i Socialisti: “Voto vergognoso e disinvolto”
dall’inviata a Strasburgo Letizia Pascale
Solo pochi giorni fa, in occasione dell’8 marzo, si sprecavano gli appelli contro le discriminazioni, la violenza di genere, la disparità retributiva tra uomo e donna. Passata la festa, sembra però che i buoni propositi siano rimasti soltanto tali. Oggi l’Aula di Strasburgo ha bocciato, per una manciata di voti (289 favorevoli contro 298 contrari e 87 astenuti), la relazione della deputata portoghese della Gue, Inês Cristina Zuber sulla “parità di genere nell’Unione europea”.
Il testo, una relazione d’iniziativa non vincolante, conteneva una serie di affermazioni sulla parità di genere e la tutela dei diritti femminili in ambito sociale, familiare e lavorativo: sottolineava l’importanza di impegnarsi perché si possano raggiungere risultati come la parità retributiva, la sicurezza sociale, lo stop alle violenze e agli stereotipi sessisti. Si soffermava anche (e questo è stato uno dei punti controversi) sulla salute sessuale: agli Stati membri raccomandava di “garantire il diritto delle donne a un’assistenza ginecologica e ostetrica pubblica, gratuita e di qualità nonché il loro diritto alla salute sessuale e riproduttiva in generale, compreso il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza”.
Ad animare il fronte del no è stato però soprattutto il fatto che la relazione ponesse l’accento sugli effetti devastanti che le politiche di austerità hanno avuto sull’uguaglianza di genere. “Molte donne, soprattutto alla periferia dell’Europa, stanno soffrendo profonde discriminazioni e la vulnerabilità di un lavoro precario” ha dichiarato prima del voto la relatrice Zuber. “I servizi pubblici e i benefici vengono forniti in un modo inadeguato se l’obiettivo è assicurare che le donne possano vivere con dignità”, ha continuato sottolineando che una donna lavora ancora in media 59 giorni più di un uomo per ottenere lo stesso salario.
Un approccio “ideologico” che poco è piaciuto, soprattutto a destra. “Fin dall’inizio, la Sinistra ha focalizzato il suo rapporto sugli effetti negativi delle misure di austerità e sulle loro conseguenze sul lavoro e i servizi pubblici, allontanandosi dal tema fondamentale su cui doveva concentrarsi il rapporto: l’uguaglianza di genere tra uomini e donne nel nostro continente”, fa presente Anne Delvaux (Ppe).
Ma la spiegazione non basta a placare le polemiche. “È un segnale vergognoso da parte del Parlamento europeo”, denuncia Zuber secondo cui i deputati mostrano di “non essere a favore dei diritti delle donne nemmeno sulla carta”. Di voto “vergognoso” e “disinvolto” parlano anche i deputati socialisti, secondo cui il voto di oggi “non soltanto insulta e aggredisce le donne ma l’insieme della società, i nostri valori e il cuore della nostra umanità”. Divisi, sul voto, anche Verdi e liberaldemocratici, tra cui numerose sono state le astensioni.
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