Secondo il rapporto annuale della Commissione siamo ancora sotto la media comunitaria, leader della classifica Danimarca, Finlandia, Germania e Svezia. Tajani: “Servono più investimenti”
L’Italia continua a non eccellere in termini di potenziale innovativo: il nostro è il quattordicesimo paese su ventotto per capacità di innovazione. È quanto emerge dal Quadro di valutazione “L’Unione dell’innovazione” 2014, pubblicato oggi dalla Commissione europea. Dallo studio nessuna sorpresa, né in un senso né nell’altro: l’Italia resta dov’era lo scorso anno, nel terzo gruppo su quattro, quello dei cosiddetti “innovatori moderati”, vale a dire quei paesi che si trovano al di sotto della media dell’Unione europea. In un indice di innovazione compreso tra 0 e 1, l’Ue si colloca allo 0,55, l’Italia allo 0,45. In termini assoluti l’Italia è come, detto, il quattordicesimo paese dell’Ue per spinta propulsiva, ma a guardare le graduatorie aggregate il dato cambia: in un ordine decrescente di eccellenze, il nostro paese si colloca al penultimo di quattro gruppi, davanti al gruppo costituito da appena tre paesi: Bulgaria (0,19), Lettonia (0,20) e Romania (0,25), gli stati “innovatori in ritardo”.
Il quadro di valutazione contenuto nel rapporto sull’innovazione classifica gli Stati membri in quattro diversi gruppi di prestazioni: Danimarca, Finlandia, Germania e Svezia sono “Leader dell’innovazione” poiché la loro resa innovativa è ben al di sopra della media dell’Ue (indice da 0,68 in su), Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Regno Unito e Slovenia sono “Paesi che tengono il passo” poiché la loro resa innovativa è superiore o vicina alla media comunitaria (indice da 0,50 a 0,68), Croazia, Grecia, Grecia, Italia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Slovacchia e Spagna sono “Innovatori moderati” (indice tra 0,30 e 0,50), mentre – come già accennato – Bulgaria, Lettonia e Romania sono “Paesi in ritardo” (indice inferiore allo 0,30).
Antonio Tajani propone allora la ricetta per migliorare la situazione a livello sia nazionale che comunitaria. “Maggiori investimenti da parte delle imprese, una forte domanda di soluzioni innovative europee e la riduzione degli ostacoli che si frappongono all’applicazione commerciale delle innovazioni sono la chiave della crescita”, sostiene il vicepresidente della Commissione europea e responsabile per l’Industria. “Abbiamo bisogno di imprese maggiormente innovative e di un contesto favorevole alla crescita al fine di portare efficacemente le innovazioni sui mercati”.
Renato Giannetti