Conclusa a Roma la kermesse dei socialisti che ha ufficializzato la candidatura del tedesco
“La creazione di lavoro sarà la priorità, è necessario ridurre il divario tra ricchi e poveri”
Da oggi è ufficiale: Martin Shulz è il candidato del Pse per la presidenza della Commissione europea alle elezioni di maggio prossimo. L’investitura è stata decretata a larghissima maggioranza (368 sì, 2 no e 34 astenuti) dal Congresso del Partito socialista europeo che si è concluso oggi a Roma. La scelta era scontata visto che, fin dall’inizio del percorso congressuale, sul nome di Schulz si era registrata la convergenza di tutti i partiti aderenti al Pse. Incluso il Pd italiano, entrato a pieno titolo nella famiglia socialista europea solo da un paio di giorni.
Un tedesco per andare “verso una nuova Europa”, come recita il titolo dell’Assise dei Socialisti e Democratici europei. «Era una scelta non scontata – ha fatto notare Sigmar Gabriel, presidente del Partito socialdemocratico tedesco – visto che la Germania potrebbe essere considerata da molti come la principale responsabile della fallimentare politica di austerity attuata finora».
E contro l’austerità si sono pronunciati molti degli esponenti intervenuti dal palco. Tutti d’accordo sul fatto che costringere milioni di cittadini europei a tirare la cinghia si sia rivelata «una medicina sbagliata» per curare la crisi – come ha sostenuto lo stesso Schulz, inondato di applausi – soprattutto perché «negli ultimi cinque anni i politici della mia generazione hanno chiesto sacrifici per favorire le banche, con il risultato che molte aziende sono fallite e la disoccupazione è cresciuta a livelli insostenibili». «Come Presidente della Commissione europea fisso il lavoro come priorità», ha aggiunto Schulz secondo cui bisogna «ridurre il divario tra ricchi e poveri».
Secondo i socialisti è necessaria dunque una nuova Europa. Le loro ricette per costruirla sono contenute nel manifesto elettorale, approvato da un’alzata di mano quasi unanime dei delegati in sala (appena un paio di voti contrari). Un documento che indica il rilancio dell’occupazione come priorità assoluta. Tanto importante da essere rimarcato anche al secondo posto. Altrimenti non si capirebbe cos’altro voglia dire “far ripartire l’economia”.
Anche le banche finiscono nel mirino del Pse. Nel programma si annuncia di voler «porre il settore finanziario a servizio dei cittadini e dell’economia reale». Un punto sul quale si sono concentrati gli strali di Hannes Swoboda, il presidente del gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, il quale ha definito «intollerabile che un miliardo di euro vada agli istituti finanziari e non serva a creare posti di lavoro».
Il programma abbraccia poi diversi temi: l’equità sociale, la parità di genere, la sicurezza, la sostenibilità ambientale. Temi che, nelle intenzioni dei socialisti europei, possono riavvicinare le persone alle istituzioni di Bruxelles e Strasburgo, contrastando la sfiducia su cui puntano invece i movimenti nazionalisti ed euroscettici.
Proprio in quest’ottica si colloca la scelta di indicare un candidato per la Commissione Ue. Lo ha spiegato nel suo intervento Massimo D’Alema, che ha partecipato nella sua veste di presidente della Feps (Fondazione per gli studi progressisti europei). Secondo D’Alema le cause della sfiducia risiedono «nella scarsa trasparenza e nell’eccesso di tecnocrazia». Per far passare «il messaggio di una Europa diversa e più vicina ai cittadini» bisogna «affrontare il problema della legittimazione» popolare. E con l’investitura di un candidato alla presidenza, «la Commissione europea non sarà più un organismo tecnocratico ma sarà legato alle scelte dei cittadini».
Un tasto, quello della legittimazione, su cui ha battuto lo stesso Martin Schulz. Il tedesco ha dichiarato infatti di voler essere «il primo presidente della Commissione che non sia frutto di accordi segreti, ma della scelta di milioni di cittadini». Ad aiutarlo ci proverà anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi, accolto con grande entusiasmo come un “compagno” – ma forse è meglio “amico”, per non urtare chi nel Pd non vuol «morire socialista» – in grado di portare anche in Europa la sua carica di innovatore. Chissà se riuscirà a trasmettere a Schulz un po’ del suo “electoral appeal”.
Domenico Giovinazzo
Guarda il video del discorso di Schulz
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