Per l’inchiesta dei deputati, nonostante i limiti, ha portato Grecia e altri Paesi fuori dalla crisi. Ora però bisogna che Bce e Fmi si facciano da parte e la Commissione crei un ‘Fme’
da Strasburgo Alfonso Bianchi
È vero che ha tolto sovranità ai governi nazionali e che ha peccato in trasparenza e responsabilità davanti alle istituzioni Ue, ma ha comunque evitato che la situazione peggiorasse e ha portato gli Stati sotto programma fuori dalla crisi. È sostanzialmente positivo il giudizio finale della relazione della commissione parlamentare Affari economici e monetari sull’operato della Troika in Grecia, Irlanda, Portogallo e Cipro. Il testo approvato con 31 voti favorevoli, 10 contrari e 2 astensioni però, essendo un compromesso tra ben 905 emendamenti, è risultato alla fine molto annacquato rispetto alle aspettative iniziali. E che sia una mediazione spinta lo si evince dalle dichiarazioni dei due relatori. “Sarebbe sbagliato considerare la Troika la causa di tutti i problemi”, ci sono anche “responsabilità politiche da affrontare e risolvere” e soprattutto si deve tenere conto del fatto che allo scoppio della crisi “l’Ue non aveva gli strumenti e non era preparata a fronteggiare la situazione” ha spiegato Othmar Karas, il relatore popolare. “Ha fallito nella sua missione”, i suoi metodi “non sono compatibili con gli standard democratici dell’Ue”, ha provocato “rabbia e disperazione nei Paesi sotto sorveglianza”, gli ha fatto eco Liem Hoang Ngoc, il relatore socialista, mostrando una certa schizofrenia nell’approccio alla vicenda.
Secondo il testo, il meccanismo di coordinamento delle tre istituzioni che compongono la Troika (Bce, Commissione e Fmi), non ha funzionato bene perché queste “hanno avuto una distribuzione non uniforme di responsabilità tra di loro e con mandati diversi” e nelle strutture decisionali c’erano “diversi livelli di responsabilità, il tutto con una conseguente mancanza di controlli adeguati e responsabilità democratica nel suo insieme”.
I parlamenti nazionali sono poi stati tenuti fuori dalle decisioni e anzi posti davanti a degli aut-aut: “Quando consultati si sono trovati di fronte alla scelta tra essere inadempienti sul proprio debito o accettare i protocolli d’intesa negoziati tra la Troika e le autorità nazionali”. Inoltre il sistema Troika è stato criticato per un approccio “one-size fits all”, comune per tutti, che non ha tenuto nella dovuta considerazione le diverse situazioni sul terreno, dimostrandosi incapace di adattare le direttive politiche quando queste si rivelavano inefficaci o basate su ipotesi errate. Alcune critiche sono state riservate ai ministri delle finanze dell’Ue, in particolare all’Eurogruppo, accusato di non dare indicazioni politiche chiare e coerenti alla Commissione per quanto riguarda gli obiettivi perseguiti in cambio dell’assistenza finanziaria.
Per quanto riguarda il futuro, la relazione della commissione parlamentare, che andrà in votazione in Plenaria a marzo, chiede che il supporto del Fondo monetario internazionale venga utilizzato “solo se strettamente necessario”, che la Bce sia presente come “osservatore silenzioso” e che il ruolo della Commissione europea venga svolto da un “Fondo monetario europeo”, la cui proposta di creazione l’esecutivo di Bruxelles dovrebbe presentare entro la fine dell’anno. “Sarà democratico e trasparente” e rimpiazzerà “l’European Stability Mechanis” ha spiegato Hoang Ngoc, che ha aggiunto: “Chiediamo anche che l’Ue possa ottenere un seggio unico al Fmi, per rappresentare bene gli interessi comunitari accanto a quelli degli Stati membri”.
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