Rasmussen evita che il cantiere, avviato nel 2010, si fermi. La decisione però non piace a tutti e rischia di finire all’ordine del giorno della riunione dei ministri della difesa in calendario domani
Buone notizie, almeno per ora, in casa Nato. I lavori per la costruzione della nuova sede non si fermeranno, grazie a un esborso di 19 milioni di euro che permetterà alla ditta costruttrice di proseguire. A sbloccare la somma il segretario generale della stessa Alleanza atlantica, su pressione degli ambasciatori dei paesi membri, desiderosi di trasferirsi nel nuovo quartier generale. Così alla fine Anders Fogh Rasmussen ha ceduto: via libera allo stanziamento di 19 milioni di euro per Alliance BAM, il consorzio belga-olandese responsabile dei cantieri.
La costruzione della nuova sede della Nato è stata avviata a ottobre 2010, e la struttura da progetto dovrà essere pronta all’inizio del 2016. Il costo stabilito ad avvio lavori era di 750 milioni di euro, estensibile fino a un miliardo in caso di costi aggiuntivi imprevisti. Il margine però è stato già mangiato, e Alliance BAM chiede addirittura altri 245 milioni di euro. Nei mesi scorsi Rasmussen non ha nascosto preoccupazione per la vicenda, perchè senza soldi i lavori si fermano e la consegna della nuova sede slitta.
Per il momento i lavori sembra che andranno avanti, con questa prima tranche di fondi extra da 19 milioni che non risolve i problemi (dove prendere i restanti 225 milioni?) e che divide i paesi alleati. Francia, Italia e Regno Unito avrebbero fatto sapere che sono disposti a contribuire a patto che si taglino i fondi per altre iniziative (non metterranno, cioè, soldi freschi) e il Canada sembra abbia addirittura scritto a Rasmussen per mettere nero su bianco la ferma opposizione del paese a finanziamenti di alcun tipo. La questione della nuova sede rischia di finire all’ordine del giorno già da domani, quando a Bruxelles si ritroveranno i ministri della Difesa della Nato (per l’Italia sarà la prima assoluta per Roberta Pinotti, fresca di nomina), già chiamati a confrontarsi su dossier impegnativi quali Afghanistan e Ucraina.
Renato Giannetti
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