Richiamato l’ambasciatore a Kiev, per il ministero degli Esteri il potere è “illegittimo” e l’Occidente lo sostiene per interessi unilaterali. Il premier Medvedev: sostegno di Ue e Usa è “aberrazione”
Si è fatta attendere per un paio di giorni, ma alla fine la reazione russa al terremoto politico ucraino è arrivata, rabbiosa come si temeva. Messe da parte le cautele iniziali oggi Mosca ha richiamato in patria l’ambasciatore a Kiev e ha lanciato attacchi durissimi. Un comunicato ufficiale del ministero degli esteri russo condanna senza mezzi termini il nuovo “corso dittatoriale” preso da Kiev dopo la destituzione del presidente Yanukovich e si dichiara “profondamente preoccupato dal punto di vista della legittimità dell’azione della Rada ucraina”. Il ministero degli esteri denuncia presunte discriminazioni in atto nel Paese contro i cittadini russi e russofoni nel Paese: “Sentiamo – recita il testo – inviti a bandire la lingua russa, eliminare partiti e organizzazioni e chiudere le testate giornalistiche dissenzienti, eliminare le restrizioni sulla propaganda dell’ideologia neonazista”. E ancora: “L’Ucraina ha stabilito politiche per sopprimere il dissenso con metodi dittatoriali, talvolta con mezzi terroristici”.
Poi la bordata verso l’Europa: “Bisogna notare che certi Paesi occidentali sono guidati da fini geopolitici unilaterali. Non ci sono dichiarazioni contro azioni estremiste, incluse manifestazioni neo naziste e anti semite. Anzi, i partner occidentali, incoraggiano queste azioni”, continua la nota. Mosca poi si dice sorpresa dalla decisione dell’Ue di sostenere elezioni presidenziali anticipate in Ucraina già il 25 maggio, “nonostante gli accordi del 21 febbraio prevedessero elezioni solo dopo la riforma costituzionale”. L’accordo “viene usato come copertura per promuovere scenari obbligati in Ucraina, parlando di ‘fatti sul territorio’ senza nessun tentativo di trovare il consenso per raggiungere un accordo nazionale”. “Grande preoccupazione” suscita anche il tentativo di coinvolgere le Nazioni Unite per giustificare queste politiche. È chiaro “che tutte le regioni devono prendere parte alla riforma e i suoi risultati devono essere sottomessi a referendum”, chiede il ministero.
Un’aperta condanna è arrivata oggi anche dal premier russo Dmitri Medvedev: “E’ in atto una minaccia ai nostri interessi e alla vita e all’incolumità dei cittadini russi”, ha detto alla stampa russa, liquidando la rivolta come un “ammutinamento armato” e arrivando a definire il riconoscimento offerto dall’Ue e dagli Usa come “un’aberrazione”.
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