Superare “la subalternità culturale”. Guardiamo ai nostri conti “non per la signora Merkel, ma per i nostri figli”
Superare la subalternità culturale nei confronti dell’Europa, che non vuol dire, ovviamente, maltrattarla, ma mettersene alla guida. E’ determinato Matteo Renzi, nel suo discorso con il quale questo pomeriggio ha chiesto la fiducia al Senato, del mettere in primo piano l’impegno europeista del suo primo governo.
Secondo Renzi “non è l’Europa la madre di tutti i nostri problemi, anzi nella tradizione europea ed europeista sta la parte migliore dell’Italia, sta il nostro futuro e non il nostro passato”, e dunque “la subalternità culturale per la quale l’Europa è stata considerata matrigna è subalternità di cui possiamo liberarci soltanto noi, non possiamo immaginare che qualcun altro risolva i nostri problemi”, ha detto il premier, aggiungendo una chiamata alla responsabilità: “non è la signora Merkel a chiedere di essere seri con il debito pubblico. E’ il rispetto per i nostri figli che ci impone di guardare in modo diverso ai conti pubblici rispetto a chi ha scialacquato”.
Poi arriva una promessa, alle imprese italiane e alla Commissione europea, che su questo ha appena aperto una procedura di infrazione contro l’Italia: “Lo sblocco totale dei debiti della Pubblica Amministrazione attraverso un diverso utilizzo della Cassa Depositi e Prestiti”. Se lo farà di certo sbloccherà la procedura, probabilmente darà anche una bella mano alla ripresa dell’economia.
Renzi ha spiegato che “andare avanti fino al 2018 (la fine della legislatura, nda) ha un senso se si avverte la consapevolezza dell’urgenza di misure per il cambiamento”, e fare questo “richiede un cambio radicale della politiche economiche e provvedimenti concreti che con Padoan (Pier Carlo, il nuovo ministro dell’Economia, nda) abbiamo discusso e approfondiremo nelle prossime settimane”.
Il nuovo presidente del Consiglio insiste che l’Italia “è curiosa e brillante, è un’Italia che si vuole bene e che ci tiene a presentarsi bene. È un Paese che non ci segue perché è avanti a noi: siamo noi che dobbiamo inseguire e faremo di tutto per raggiungerlo con un pacchetto di riforme”. La sfida è indicare una prospettiva per il futuro” e, dal primo luglio, “il semestre europeo sarà l’occasione per sei mesi di guidare le istituzioni dell’Europa” e poter “studiare una proposta perché nei prossimi vent’anni possiamo guidare politicamente l’Europa”.
Lor