Fa riflettere l’intervento del Presidente tedesco Joachim Gauck che invita il suo paese a svolgere un ruolo più attivo sulla scena mondiale e ad abbandonare le vecchie paure di ingerenza che ancora si tira dietro dal trauma della guerra mondiale. Sono parole che andrebbero ascoltate e non fraintese in questo delicato momento di transizione della costruzione europea.
La Germania di oggi non è più il paese colpevole e distrutto del vecchio film di Rossellini dove fra le macerie serpeggiava ancora il male oscuro dell’ideologia nazista. Più di molti altri paesi, i tedeschi hanno saldato i loro conti con il passato e oggi danno ogni garanzia di solidità democratica. Per la potenza economica che rappresenta, la Germania potrebbe far sentire ben più fortemente il suo peso nel mondo. Non solo nelle missioni militari, ma soprattutto in termini di influenza politica, che immediatamente si convertirebbe in influenza europea.
Per quanto se ne possa dire, il modello economico tedesco è l’unico che si sta rivelando capace di affrontare la crisi. Che stia mettendo a dura prova le più deboli fra le nostre economie non deve essere considerata una colpa tedesca ma piuttosto un’inadeguatezza strutturale degli altri. È inutile nascondersi che il peso dell’Europa è quello della Germania e che affidare a Berlino un ruolo guida nella costruzione europea sarebbe non soltanto salutare ma anche il riconoscimento dell’evidenza. Nessun paese avrebbe nulla da perdere nell’affidare una leadership ideale alla Germania, ma piuttosto tutto da guadagnare a partecipare più pienamente al suo successo economico, ad adottare i suoi standard e ad integrarsi con la sua economia. Per numero di abitanti e per prodotto interno lordo la Germania già condiziona tutte le nostre economie. Sintonizzarsi ad essa non sarebbe dunque una cessione di sovranità ma piuttosto l’intelligente completamento di una trasformazione già avvenuta.
Sempre in passato il sistema economico e politico europeo ha funzionato per aree di supremazia. Una volta erano le guerre a definirle. Oggi possiamo permetterci di governarle con gli organi di un’istituzione internazionale, tutelando gli interessi di tutti. Una Germania leader consentirebbe una più forte integrazione del continente e parallelamente condivisi interessi economici che ci renderebbero più capaci di presentarci uniti sulla scena internazionale e di affrontare con posizioni comuni le grandi questioni mondiali.
Un esempio fra tutti, se oggi avessimo un sistema energetico europeo integrato, potremmo affrontare la crisi ucraina con maggiore solidità e forza contrattuale. Invece ci presentiamo in ordine sparso alla sfida con Mosca, perché molti nostri paesi sono esposti alla chiusura dei rubinetti dei gasdotti russi e non possono tanto alzare la voce in difesa della protesta ucraina. Una Germania trainante potrebbe rendere più agili questi processi virtuosi di rinsaldamento economico europeo che si rispecchierebbero anche in maggiore forza politica dell’UE. Ma perché questo sia possibile c’è bisogno che la Germania stessa sia pronta ad assumere questa posizione di guida, che sviluppi la statura di leader internazionale di cui oggi fa grandemente difetto, che abbia il coraggio della sua forza. In altre parole, che cessi di vergognarsi di essere tedesca.
Diego Marani