Incontro “tecnico” a Bruxelles per dirsi che dopo il pasticcio del referendum si cerca di restare amici, e intanto a Berna vedono fino a che punto sarà possibile con le nuove regole
Calma. Le relazioni tra Unione europea e Confederazione elvetica sono troppo importanti per troppe persone per farsi prendere dalla fretta e pasticciare una materia tanto delicata, e dunque si è deciso, bilateralmente, di concedersi un po’ di tempo per riflettere. Intanto non saranno prese decisioni definitive.
Il primo atto di questa pausa è la decisione di sbloccare il negoziato istituzionale tra Ue e Svizzera che la Commissione dovrebbe aprire ma a cui i governi dopo l’esito del referendum sugli immigrati di dieci giorni fa avevano rinviato il via libera. Questa sera alla riunione dei rappresentanti permanenti degli Stati membri (Coreper) David O’ Sullivan, Capo operativo del servizio esterno dell’Unione, proporrà di dare la luce verde alla Commissione. Si tratta di un negoziato molto importante, che punta a regolare i rapporti tra le istituzioni di Ue e Svizzera, e tra questi c’è la scelta della Corte europea di Giustizia come foro per eventuali problemi giuridici tra i due contraenti.
La comunicazione di O’Sullivan è arrivata dopo un incontro, più breve del previsto, con Yves Rossier, Segretario generale del ministero degli Esteri svizzero, questa mattina a Bruxelles. I due hanno terminato il confronto circa quindici minuti prima di quanto ci si attendesse perché, in sostanza, avevano poco da dirsi, in particolare la Svizzera non sa che dire. Si è giunti alla decisione di non fermare i rapporti e i negoziati in corso, mentre, nel frattempo, le autorità elvetiche lavorano a capire che effetti ha questo emendamento alla Costituzione voluto dalla maggioranza dei cittadini, che tipo di accordi fa cadere, quali impedisce. Probabilmente tanti, decine, potrebbe cambiare radicalmente la natura delle relazioni bilaterali.
“Per ora nulla cambia – ha però spiegato Rossier – da qui e per un paio d’anni, il tempo necessario ad implementare queste modifiche tutto resta uguale, per i cittadini e per le imprese. Noi intanto dobbiamo analizzare se si può attuare il mandato referendario rispettando l’accordo sulla libera circolazione, ma a naso credo non sia possibile”. Se questa sarà l’interpretazione del Consiglio federale, “il mandato è comunque quello di andare avanti nei rapporti bilaterali su tutto il resto. Il dialogo con l’Ue per noi è essenziale”.
O’Sullivan ha ribadito che i risultati del referendum “possono avere effetti molto importanti in futuro, tutti gli accordi sono legati. Noi rispettiamo l’esito del referendum, ma sottolineiamo che che per noi la libera circolazione è importante quanto lo è la democrazia diretta in Svizzera”. L’Ue attende poi, a breve, un pronunciamento della Svizzera sull’accesso dei croati,oramai cittadini comunitari, nei suoi confini, e non potrà accettare alcun tipo di limitazione.
“Aspettiamo le proposte del governo svizzero – ha ribadito O’Sullivan -, capiamo che un cambio di costituzione è una questione di grande rilievo. Cerchiamo di capire come andare avanti, siamo amici,ma forse di più, forse siamo una famiglia, questa è una questione che riguarda tante persone. Però oggi non abbiamo ancora trovato una soluzione magica”.
Sul tema specifico della collaborazione nel quadro del programma di ricerca europeo Horizon2020, molto caro alle università elvetiche, l’Ue non taglia fuori nessuno, “aspettiamo di capire delle autorità elvetiche se possono firmare il protocollo, alla luce del risultato del referendum”.
Si spera comunque tutti in una soluzione, che non potrà che venire dalla Svizzera. Da parte Ue c’è disponibilità ad aspettare, “ma non trovarla sarebbe un danno per tutti”, conclude O’Sullivan.
Prima di Pasqua, ha annunciato poi Rossier, ci sarà un nuovo incontro. Intanto, ha detto “ragioniamo a mente fredda”.