Per il vicepresidente: “Il Patto di Stabilità si può interpretare, lo ha fatto la Germania nel 2003”
Ma un portavoce dell’esecutivo: “Sono questioni di competenza di Rehn”, che non vuole eccezioni
Questa mattina il vicepresidente della commissione europea, Antonio Tajani, aveva fatto diverse aperture all’Italia per quanto riguarda la possibilità di sforare il limite del 3% nel rapporto deficit Pil. In un’intervista al Messaggero Tajani ha spiegato che “lo ha fatto già la Germania nel 2003”e quindi se l’Italia facesse le giuste riforme allora si potrebbe “interpretare” il Patto di Stabilità in questo senso meno restrittivo. A quanto pare però le aperture del commissario italiano non sono piaciute al resto dell’esecutivo. E così oggi Jonathan Todd, uno dei portavoce Commissione, ha ribadito ai giornalisti che “queste questioni sono di competenza del responsabile degli Affari Economici e monetari, Olli Rehn”, che di sforamente non ne vuole sentire nemmeno parlare. Todd ha ricordato che Rehn lunedì, dopo l’Eurogruppo, aveva affermato chiaramente di “essere fiducioso che le istituzioni democratiche italiane” avrebbero “affrontato il problema della competitività, dell’alto livello di debito” continuando “con la strada delle riforme economiche e mantenendo” ha sottolineato il portavoce “una consistente linea di consolidamento fiscale”. Insomma poco spazio alle interpretazioni secondo il portavoce.
Tajani, che ha dichiarato di volersi “battere” all’interno dell’esecutivo è convinto che il fatto che il Patto di Stabilità si possa interpretare è dimostrato dal precedente della Germania nel 2003 “quando il governo di Gerhard Schroeder venne autorizzato a sforare in cambio di riforme strutturali”. Allora per il commissario “il Patto venne interpretato, non violato” e “alla Germania fu consentito di superare il tetto del 3% proprio perché fece riforme determinanti che sono state considerate come fattori attenuanti”. L’Italia quindi “può fare altrettanto”.
A. B.
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