È passata quasi inosservata in Italia la notizia che il Belgio ha approvato una legge che estende il diritto all’eutanasia ai bambini. Mentre in Italia quattro anni dopo il caso Englaro non esiste ancora nessuna legislazione in materia, il piccolo Belgio, che ha legalizzato l’eutanasia per gli adulti nel 2002, oggi fa un ulteriore passo di grande civiltà. D’ora in poi, i bambini malati terminali potranno scegliere di porre fine alle loro sofferenze. Non saranno lasciati soli in questo, ma seguiti da genitori, psicologi e medici che dovranno comunque verificare l’esistenza di certe condizioni prima di lasciare completa autonomia al malato. A chi grida che questa è una legge immorale i suoi sostenitori rispondono che immorale è la sofferenza dei bambini condannati da un male incurabile.
Il cattolico Belgio dimostra con questa scelta di vedere bene la differenza fra dogma e buon senso e diventa il primo paese al mondo a togliere limiti di età al diritto all’eutanasia. Senza tanto chiasso, quando la morale umana lo richiede, la società belga è capace di scostarsi dalla morale cattolica, con buona pace del Vaticano. Ci sono molte cose per cui si può criticare il Belgio: dal surrealismo del suo regime linguistico all’inconsistenza della sua costruzione nazionale, dal protezionismo occulto di cui gode tanta sua economia all’inaudito gigantismo del suo apparato statale, dalla ridicola frammentarietà della sua vita politica al suo insopportabile onere fiscale. Ma quando si tratta di decidere su materie che toccano l’essenza di una società, l’establishment belga dà spesso prova di grande lungimiranza e soprattutto di libertà di pensiero.
Un filone libertario nutre questo paese, da un lato all’altro della sua frontiera linguistica e lo fa esistere, se non nell’effimero disegno dei suoi confini, come una comunità di persone che condividono gli stessi valori. Noi invece sul tema dell’eutanasia ci siamo scannati senza mai arrivare neppure a un vero dibattito sulla questione, cedendo di fatto al diktat della Chiesa. Intanto, forse troppo preso dalla sua campagna promozionale, Papa Francesco dimentica di affrontare questi temi e non ci ha ancora detto che cosa pensa di aborto, contraccezione, eutanasia e omosessualità. Non potrà cavarsela a lungo con il suo pilatesco “chi sono io per giudicare”. L’Onu ha lanciato pesanti accuse al Vaticano per la sofferenza che causato ai tanti bambini violentati dai suoi preti. Ma non fa minore scandalo la sofferenza imposta a un bambino colpito da un male incurabile e anche di questo in un modo o nell’altro la Chiesa cattolica si rende responsabile con la sua crudele opposizione ad ogni forma di eutanasia.
Diego Marani