Le forze politiche già al lavoro per evitare la rottura delle relazioni bilaterali con l’Ue. Secondo un sondaggio i cittadini concordano a larga maggioranza
Gli svizzeri ci tengono all’Unione europea e, dopo i risultati del referendum della scorsa settimana che vuol fortemente limitare l’ingresso di lavoratori stranieri, già si è al lavoro per trovare un rimedio che non blocchi le relazioni bilaterali. L’Udc, il partito che ha proposto la consultazione, e che l’ha vinta, si dice pronto a discutere, ma pone una condizione: un secondo portafoglio nel governo della Confederazione.
Tutto però sembra resterà fermo fino al prossimo anno, quando ci saranno le elezioni politiche federali, che disegneranno il nuovo quadro degli equilibri politici, in tempo dunque per trovare una soluzione (magari con un nuovo referendum?) prima del 2017, anno entro il quale il governo svizzero dovrà dare esecuzione al mandato referendario.
Secondo un sondaggio diffuso ieri dal “SonntagsBlick”, edizione domenicale del Blick.ch, il 74% delle persone intervistate è contro un abbandono unilaterale degli accordi con l’Ue, e solo il 19% sono a favore.
Il presidente dell’Udc, Toni Brunner ha detto che il suo partito “è pronto a prendersi le sue responsabilità, ma – ha detto – ci si deve accordare un secondo posto nel governo”. Su questo punto gli svizzeri si dividono: il 46% è a favore e il 44% è contro.