L’idea piace al Partito progressista, una forza nazionalista che fa parte dell’esecutivo conservatore di Oslo. Le altre forze della maggioranza sono però contrarie
Sulla scia del referendum svizzero contro l’immigrazione un altro paese europeo, molto vicino all’Unione ma che ha scelto di non aderirvi, la ricchissima Norvegia, sta aprendo un dibattito sulla limitazione delle quote di lavoratori stranieri che possono entrare nel paese.
Incuranti delle dure reazioni di Bruxelles al voto elvetico, nel Partito del progresso si sta pensando di ripetere l’esperimento. “Non prendo una posizione sul sistema di quote che i cittadini svizzeri hanno scelto. Ma l’idea di un referendum è interessante, e anche la Norvegia dovrebbe tenere un referendum in materia di immigrazione”, ha detto Mazyar Keshvari , portavoce sul tema dell’immigrazione per il Partito del progresso (FRP) , che fa parte del governo conservatore che guida la Norvegia.
“Sono abbastanza certo che ci sia il sostegno della maggioranza dei partiti norvegesi a stringere sull’immigrazione, lo dimostrano i sondaggi”; ha detto Keshvari (anche lui immigrato, figlio di iraniani che fuggirono in Norvegia dopo la rivoluzione islamica) al quotidiano VG .
Se l’Frp pensa al referendum Vidar Helgesen, ministro conservatore responsabile del portafoglio dello Spazio economico europeo (del quale la Norvegia fa parte), ha sentito la necessità di pubblicare una dichiarazione sul sito del ministero degli Esteri per spiegare che l’esito del referendum svizzero “creerà problemi alle loro imprese e all’economia in generale, che fino ad ora ha enormemente beneficiato del lavoro di immigrati provenienti dalla Spazio economico, come la Norvegia”. Il ministro ha voluto rassicurare i partner dell’Ue: “La Norvegia sottolinea l’importanza della libera circolazione delle persone per la crescita e la prosperità di un’economia aperta”.
Il Partito del progresso insiste invece che proprio nelle pieghe degli accordi sullo Spazio economico “bisogna cercare e utilizzare qualsiasi spazio di manovra per limitare l’immigrazione”.
All’interno del governo è in corso comunque un duro dibattito sulla questione immigrati, ma un referendum non sarebbe “mai stato posto sul tavolo”, dice Geir Bekkevold dal Partito Democratico Cristiano (Krf), è convinto che l’immigrazione europea “è un bene per l’economia norvegese”.
Perla Ressese