colonna sonora: Gnometto Band – L’uomo in Smart
I pregiudizi sono una brutta cosa, non lo metto in dubbio, ma a volte sono dettati dall’istinto, la parte più antica e autentica dell’essere umano, che sicuramente può sbagliare ma è difficile non darle ascolto. Io per esempio non mi sono mai fidato di chi ha la Smart. La Smart è quella mezza macchina che costa come una intera, si infila dappertutto manco fosse un motorino, si nasconde in quello che da lontano ti sembra un posto vuoto, si parcheggia dove non si può, raramente ti da un passaggio perché ha solo due posti, supera a destra ed è sempre tirata a lucido. E quasi sempre rispecchia il carattere del proprietario.
Renzi è arrivato alla direzione del PD in Smart.
Solo ieri (l’altro ieri per chi legge, a meno che non legga domani) Letta diceva “con Renzi incontro franco”, ma poi Franco non si è presentato e sono rimasti loro due a parlare del tempo e delle mezze stagioni. Il Premier si è detto sereno, quasi zen, ma più che lo zen l’impressione è che stesse facendo l’indiano.
Letta è uno tosto (non per niente fu eletto a furor di popolo) e ha deciso di resistere, facendosi inchiodare alla poltrona con la sparapunti: per la precisione 6 punti, divisi per aree tematiche, sulla falsa riga di “un milione di posti di lavoro, meno tasse per tutti, eccetera…”. Per farsi sentirsi più vicino dagli elettori, che per arrivare a fine mese devono ricorrere ai mezzi più estremi, invece di limitarsi a impegnare i mobili della casa di nonna, il PDC si è spinto oltre, arrivando a dichiarare: “IMPEGNO ITALIA”. Con questo nuovo programma la sua idea era quella di ricompattare il governo e prendere la via verso la salvezza. Ma dal popolo italiano si è sollevata una domanda: “Preside’, ma se c’aveva la soluzione a tutti problemi, non la poteva tira’ fuori prima?”.
Povero e ignorante popolo italiano, che non riesce a capire a fondo la grandezza delle strategie e dei giuochi politici, troppo distratto dalle case allagate, le strade crollate, le fabbriche chiuse, le proteste in piazza, le leggi incostituzionali (smettete di fumare eroina: sembra che non sia vero che è uguale alla cannabis!), i governi che si succedono senza che succeda niente (né riforme né elezioni) e senza che nessuno ricordi più per chi diavolo avesse votato ad aprile scorso.
Ma oggi (ieri per chi legge) è arrivata la staffetta (o #staffLetta, come è stato scritto in un simpaticissimo tuit): il segretario del PD ha educatamente ringraziato l’attuale Premier per l’ottimo lavoro svolto finora, poi si è quasi strozzato dalle risate, poi si è ripreso spiegando che da un sacco di tempo il sindaco d’Italia corre a destra e sinistra (letteralmente) per farsi vedere e far parlare di sé a tutti i costi e ora è molto stanco e ha bisogno di sedersi un attimo. Tipo fino al 2018. Proprio sulla poltrona dov’è inchiodato Letta.
I parlamentari di SC e NCD hanno dato l’ok, per il bene del paese, come si legge nel comunicato congiunto: “su quella poltrona ce potete mette pure er Gabibbo, basta non ce fate alza’ dalle nostre”.
E dopo neanche un anno dalle elezioni più pazze del mondo, il 48enne democristiano Letta darà le dimissioni domani (oggi per chi legge oggi) ad un affranto Giorgio Napolitano che non si da pace per non essere andato in pensione quando poteva, ed il 39enne democristianista Renzi gli subentrerà al Consiglio dei Ministri (come già gli è subentrato alle spalle), ancora una volta a furor di popolo, perché la democrazia è un valore fondamentale di questo paese.
Renzi ha detto che bisogna uscire dalla palude, ma secondo me quella non è palude.
Buon uichènd a chi si resta sempre a galla, a prescindere dal liquido nel quale sta nuotando.