Secondo il commissario alla Salute la Commissione “deve” consentirne la coltura
La lettera: “Non si può andare contro la volontà della stragrande maggioranza dei Paesi”
È ancora acceso il dibattito sulla concessione del permesso di coltivare in tutta l’Ue una seconda specie di mais Ogm, il Pioneer 1507. Dopo che martedì il fronte del “No” non era riuscito a raggiungere al Consiglio Affari generali la maggioranza qualificata per bloccarlo, il commissario alla Salute aveva ribadito di essere costretto a dare il suo assenso alla coltivazione a causa di sei pareri positivi dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), e due sentenze della Corte di giustizia che imporrebbero all’esecutivo di concedere il via libera. Ma 12 Paesi membri, tra cui Francia e Italia, non sono convinti di questa ineluttabilità e hanno mandato una lettera al Presidente José Manuel Barroso chiedendogli di ritirare l’autorizzazione. “La soluzione è nelle mani della Commissione che ha ancora la possibilità di ritirarla” si legge nella lettera che è stata pubblicata da La Stampa. “La stragrande maggioranza delle parti interessate, il Parlamento europeo e gli Stati membri si sono ripetutamente opposti alla proposta” e al Consiglio Affari generali in particolare “solo 5 Stati membri hanno appoggiato l’autorizzazione e 19 erano contro”. Questo tipo di risultato “non produrrebbe l’approvazione in qualsiasi altra procedura decisionale” sottolineano i Governi nella missiva che cita l’impegno dell’esecutivo di Bruxelles, preso nel 1999 “di non andare contro maggioranze predominanti in casi come questo”. Perciò, concludono, “siamo fiduciosi” che la proposta “verrà ritirata”.
“Con quasi otto italiani su dieci (76 per cento) che sono contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati in agricoltura, è positiva la decisione dell’Italia di partecipare al gruppo di dodici Paesi che chiedono formalmente alla Commissione Ue di ritirare la proposta che autorizza la coltivazione del nuovo mais transgenico 1507” ha dichiarato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. Secondo un’analisi della Confederzione sulla base dei dati dell’International Service for the Acquisition of Agri-Biotech Applications (ISAAA) sono 27 i Paesi che nel mondo hanno coltivato biotech nel 2013 per un totale di 175 milioni di ettari, concentrati però soprattutto negli Stati Uniti (70.1 milioni di ettari), in Brasile (37 milioni), in Argentina (24,4 milioni) e Canada (11 milioni), ma anche in Cina e nei Paesi di via di Sviluppo.
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