Il Consiglio Ue non raggiunge la magioranza qualificata per bloccarla a causa dei un blocco di 5 Paesi, l’esecutivo è costretto quindi a dare il via libera ma il commissario Borg prende tempo per raggiungere un compromesso che permetta almeno a ciascuno di decidere per sé
Sono solo 5 i Paesi dell’Unione europea che vogliono che sia possibile coltivare il mais Ogm 1507 in tutta Europa. Solo 5 su 28 Stati membri. Eppure l’avranno vinta loro: la Commissione europea dovrà dare il suo assenso alla coltura geneticamente modificata in tutto il territorio comunitario. Il fronte del no, come avevamo anticipato, non è riuscito a raggiungere la maggioranza qualificata, necessaria a bloccare il via libera, e così il gruppo composto da Spagna, Regno Unito, Svezia, Finlandia ed Estonia, aiutato dalle decisive astensione (che valgono come un sì) di Belgio, Portogallo, Repubblica Ceca e Germania, ha vinto la sua battaglia. Almeno sulla carta, perché adesso l’esecutivo di Bruxelles sta spingendo perché si conceda comunque ad ogni Paese di decidere per sé.
IL PARERE DECISIVO DELL’EFSA – Ieri il commissario alla Salute, Tonio Borg, dopo un intenso Consiglio Affari generali, ha ribadito quello che ormai ripete da tempo: “La richiesta di concedere l’autorizzazione alla coltura risale al 2001, 13 anni fa. Da allora ci sono stati sei pareri positivi dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare, ndr), e due sentenze della Corte di giustizia che ci impongono di decidere”, e in assenza di una diversa disposizione del Consiglio Ue che doveva arrivare entro oggi, “dovremo dare l’assenso”. Perché secondo la ‘comitatologia’ ovvero le regole procedurali che devono seguirsi in casi come questi, in assenza di un parere preciso degli Stati fa fede l’indicazione dell’Efsa. “Non possiamo andare contro l’Efsa, perché non possiamo accettare i suoi pareri solo quando ci piacciono” ha continuato Borg facendo l’esempio del blocco dei pesticidi pericolosi per le Api, i cosiddetti neonicotinoidi. “Allora seguimmo le sue indicazioni e li vietammo, ora dobbiamo fare lo stesso” e quindi consentire la coltivazione Ogm, aggiunge.
LA STRATEGIA DI BORG – Sui tempi però in cui il via libero sarà dato formalmente Borg si tiene vago “abbiamo aspettato tredici anni” dichiara come a dire “possiamo aspettare ancora qualche mese”. Il suo scopo adesso è quello di forzare gli Stati ad approvare un’altra direttiva, la cosiddetta “proposta coltivazioni”, secondo la quale l’autorizzazione verrebbe data ma si lascerebbe agli Stati la possibilità di negarla sul proprio territorio, permettendo quindi a ognuno di decidere per sé. “L’aritmetica è chiara, ci sono 25 Paesi a favore di questo compromesso e tre contro, se uno di questi cambiasse idea si raggiungerebbe la maggioranza necessaria” ha spiegato riferendosi ai tre Paesi la cui contrarietà ha finora bloccato la proposta di compromesso. Si tratta del Regno Unito (pro Ogm), della Germania che ha una posizione più ambigua sulla materia, e della Francia che finora si era opposta all’idea sperando di riuscire a bloccare la coltivazione in tutta l’Ue. Ma dopo questa sconfitta si vedrà probabilmente costretta a cambiare idea per salvare il salvabile. “Abbiamo già fissato una discussione nel Consiglio Agricoltura del 3 marzo” ha annunciato Evangelos Venizelos a nome della presidenza di turno Greca.
ITALIA PUNTA AL COMPROMESSO – La discussione potrebbe richiedere ancora altri mesi e arrivare addirittura al semestre di presidenza italiano, ovvero dopo le elezioni. “Penso che quella direttiva sia estremamente importante” perché quantomeno concede “la possibilità di decidere per sé” ha dichiarato il ministro degli Affari europei Enzo Moavero Milanesi al termine del Consiglio. L’Italia è contraria all’autorizzazione alla coltivazione ma vista la situazione che si è creata “sosteniamo la proposta” di compromesso e “speriamo che la presidenza greca riesca a portarla a buon termine” altrimenti “la riprenderemo sotto presidenza italiana”.
IL NO DELLE ASSOCIAZIONI – “Nonostante le proprietà miracolistiche propagandate dalle grandi multinazionali che producono Ogm, sono rimasti solo cinque su ventotto i Paesi (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) a coltivare Ogm nell’Unione Europea, con appena 129mila ettari di mais transgenico MON810 (l’unica coltura autorizzata in Ue, ndr) piantati nel 2012” ha scritto in una nota la Coldiretti secondo cui “sarebbe del tutto assurdo e contrario allo spirito comunitario un eventuale via libera della Commissione Europea alla coltivazione del mais 1507”. Dello stesso parere Greenpeace secondo cui l’approvazione da parte dell’esecutivo di Bruxelles di questa coltivazione sarebbe “illegale”. “La Commissione non può ignorare le preoccupazioni scientifiche, politiche e giuridiche espresse dalla grande maggioranza dei paesi, di due terzi del Parlamento europeo e supportate dalla maggior parte dei cittadini europei” ha dichiarato Marco Contiero, policy director per le politiche agricole dell’Ong.
Alfonso Bianchi
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