dall’inviata a Strasburgo
Ai “severi interventi di stabilizzazione” e alle “drastiche misure per il contenimento del rapporto deficit-Pil” non si poteva sfuggire. Ma queste misure “hanno avuto ricadute di innegabile gravità”: per questo “una politica di austerità ad ogni costo non regge più”. Quello che interviene in seduta solenne al Parlamento europeo di Strasburgo è come sempre un Napolitano profondamente europeista, che cita Altiero Spinelli e ricorda che “nulla può farci tornare indietro dall’Europa”. Ma è anche un Napolitano pronto a sottolineare le criticità e ad avanzare richieste. La crisi dell’Unione Europea “risiede nel peggioramento delle condizioni di vita” dei suoi cittadini e ne è emblema “l’aumento della disoccupazione e l’impennata drammatica della disoccupazione giovanile”. Di fronte a questo non si può rimane ancorati soltanto alla disciplina di bilancio ma occorre pensare ad una maggiore flessibilità.
Per tornare ad una “crescita sostenuta e qualificata”, ricorda il Presidente “è necessaria – al di là del riferimento a parametri rigidamente intesi – maggiore attenzione per le effettive condizioni di sostenibilità del debito in ciascun Paese e, in relazione a ciò, sufficiente apertura sui modi e sui tempi del riequilibrio finanziario”. Come dire: continuare il consolidamento delle finanze pubbliche è indispensabile ma si aiutino anche crescita e occupazione. Un appello forse rivolto anche alla Commissione europea che sarà chiamata ad esprimersi sul riconoscimento della “clausola degli investimenti” che darebbe all’Italia un po’ di margine per investire proprio grazie ad un migliorato rapporto deficit/Pil.
Il nostro Paese, “ha compiuto in questi anni rilevanti sforzi e sacrifici, essendo bersaglio di forti pressioni sui mercati finanziari”, ha osservato Napolitano, sottolineando che “nemmeno il netto miglioramento raggiunto nel 2013 può spingerci a desistere dall’impegno di progressiva sostanziale riduzione del debito, un pesante fardello che non può essere scaricato sulle spalle delle giovani generazioni”.
Buona parte del discorso Napolitano la dedica anche alla difesa dell’Europa contro quell’avanzata populista e europea che si manifesta anche in Aula. Mentre il Presidente della Repubblica condanna “l’agitazione distruttiva contro l’Euro e contro l’Unione”, i parlamentari italiani del Carroccio si alzano in piedi indossando i foulard verde Lega, fischiano e mostrano striscioni con la scritta: “Basta euro”. Una contestazione presto sedata dal Presidente Schulz che, tra gli applausi dell’Aula, si scusa e invita l’ospite a proseguire.
Per Napolitano quella degli euroscettici “è vacua propaganda e scarsa credibilità nel discorso di quanti hanno assunto atteggiamenti liquidatori” verso la storia dell’integrazione europea. “Come si può parlare di fine del sogno europeo, sostenendo magari – ha chiesto il Capo dello Stato – che quella fine si potrebbe scongiurarla abbandonando l’euro per salvare l’Unione? La fattibilità e le conseguente traumatiche di quell’abbandono – ha aggiunto il capo dello Stato – vengono considerate da qualcuno con disarmante semplicismo, né vedo quale dovrebbe essere il luogo e quali i garanti di un così improbabile scambio”. In questo clima, il “momento della verità da affrontare fino in fondo e con tutte le implicazioni” saranno le prossime elezioni europee.