Di ritorno da Kiev, una delegazione di deputati racconta una “situazione insostenibile per i diritti umani” e avvisa la Russia: “No ad una pressione dittatoriale”
dall’inviata a Strasburgo Letizia Pascale
Ripristinare la costituzione del 2004, sostituendo quella approvata senza consenso parlamentare nel 2010, poi procedere a nuove elezioni, limitando al minimo irregolarità e abusi: solo così sarà possibile evitare che in Ucraina “sia tutto una farsa”. È questa la “road map” che il Parlamento europeo immagina per riportare lo stato di diritto a Kiev, dopo la crisi politica esplosa con il rifiuto del Presidente, Viktor Yanukovich di firmare l’accordo di associazione con l’Europa. Per avere un quadro della situazione una delegazione costituita da 12 eurodeputati di diversi partiti, guidata dal presidente della Commissione affari esteri Elmar Brok (Ppe) è stata dal 28 al 30 gennaio nel Paese, incontrando leader dell’opposizione, membri del Parlamento ucraino, rappresentanti del governo e della società civile. Da questo viaggio i deputati dei diversi colori sono tornati con una visione comune, che oggi hanno illustrato a Strasburgo. Per prima cosa, il governo attuale deve essere sostituito da un governo all’altezza, “altrimenti si protrarrà una situazione di abuso”.
Ma per riportare la normalità, secondo gli eurodeputati, occorre anche rivedere la costituzione in vigore. La Carta attuale è infatti il risultato delle modifiche apportate nel 2010, in coincidenza con l’ascesa del Presidente Yanukovich, alla costituzione del 2004 che limitava tra l’altro i poteri presidenziali. Proprio domani le forze di opposizione presenteranno alla Rada, il parlamento ucraino, un disegno di legge per ripristinare la Costituzione del 2004. Occorrono poi nuove elezioni, sottolinea Brok, magari il prossimo autunno: “I tempi sono stretti, ma potrebbe accadere”. Quello che conta è che siano elezioni senza irregolarità. “Lo scorso anno l’opposizione ottenne la metà dei voti ma solo un terzo dei seggi a causa degli abusi”, ricorda l’eurodeputato. Questo va risolto, chiede il Parlamento, anche con l’intervento dell’Osce.
Fondamentale anche mettere mano alla situazione dei diritti umani che oggi “è insostenibile”, ricorda il presidente della Commissione affari esteri: “Continuano le sevizie e i rapimenti. Trecento persone sono state incarcerate, di trenta si sono perse le tracce e quelli che riappaiono sono evidentemente vittime di pestaggi. La polizia agisce in modo brutale e i diritti civili non sono minimamente rispettati”.
Nella situazione attuale il Parlamento non manca di evidenziare le responsabilità di Mosca. “Ogni due mesi scatta il sistema di ricatto della Russia, pronta a versare soldi”, accusa Brok. “Putin – aggiunge – ha affermato che rispetterà i contratti solo quando saprà chi sarà il prossimo primo ministro: un classico esempio della volontà di affermare la propria autorità nel modo più spietato”. Il Cremlino dovrebbe invece “accettare la volontà del popolo ucraino”, considerando che “non può essere messo sotto pressione dittatoriale” anche perché “una pressione politica di questa portata a lungo termine sarebbe molto dispendiosa per la stessa Russia”.
Da parte dell’Ue “la porta continua a essere aperta” ma quella dell’allargamento è una politica “incentrata sulla stabilizzazione” per cui tutto dipenderà dalla situazione del Paese.