Dopo anni d ammonimenti e avvisi si passa allemaniere forti. La sanzione potrà essere di centinaia di migliaia di euro al giorno
Lo aveva detto e lo farà. Nonostante anni di ammonimenti e di avvisi, l’Italia continua a non mettere in pratica le regole sui pagamenti della Pubblica amministrazione, e dunque il commissario europeo all’Industria Antonio Tajani, competente per questo pacchetto, lunedì aprirà una procedura di infrazione.
Tajani parlando a Roma dopo un incontro con la Confartigianato, ha sottolineato che “l’Italia è lo Stato europeo con i ritardi maggiori dei pagamenti. Ho avvisato il governo diverse volte, ma è mio dovere anche far applicare i trattati”, dunque “lunedì avvierò le pratiche per la procedura di infrazione all’Italia”, ha annunciato Tajani, aggiungendo che “vista la gravità della situazione faremo una procedura accelerata”.
Dall’apertura il governo “avrà 5 settimane di tempo, rispetto alle normali 10, per rispondere. Se la risposta non sarà soddisfacente dopo 2 mesi partirà la lettera di messa in mora”. La sanzione potrà essere pesantissima, “si tratta di centinaia di migliaia di euro al giorno – ha detto Tajani -. Parliamo, solo per la mora, di una cifra pari a un anno di Imu, 3-4 miliardi”.
Confartigianato, con Ance, è osservatore per la Commissione su come la pratica dei pagamenti della PA viene seguita in Italia. Secondo le sue rilevazioni nonostante gli interventi legislativi e le promesse anche nel 2013 l’amministrazione italiana è stata la più lenta in Ue a pagare le imprese: con una media di 170 giorni è lontana dalla media dell’Unione di 61 giorni e sfora di ben 140 il limite di 30 giorni imposto dal decreto sui tempi di pagamento che recepisce la direttiva Ue. L’Italia ha anche il maggior debito commerciale della P.A. verso le imprese, pari 4% del Pil.
“Il nostro Rapporto – sottolinea Confartigianato – dimostra che in Italia il malcostume dei ritardi di pagamento è duro a morire. I cattivi pagatori tengono in ostaggio le imprese e rappresentano uno dei principali ostacoli alla ripresa economica. Chiediamo l’intervento della Commissione europea e del Governo italiano perché i ritardi di pagamento sono un cappio al collo degli imprenditori, ne soffocano le capacità competitive e compromettono le opportunità di rilancio dello sviluppo per il nostro Paese”. Secondo gli artigiani, i ritardi di pagamento degli Enti pubblici sono costati alle imprese italiane 2,1 miliardi di euro di maggiori oneri finanziari, poiché imprenditori sono costretti a chiedere prestiti in banca per finanziare la carenza di liquidità derivante dalle fatture non saldate.
Questa procedura si aggiungerà alle 105 che sono state aperte contro il nostro paese e che il governo vorrebbe in gran parte chiudere, come ha annunciato il presidente del Consiglio Enrico Letta proprio a Bruxelles mercoledì scorso. “Perché l’Italia abbia la credibilità necessaria” a svolgere il suo semestre di presidenza Ue, ha detto. Sarà un lavoro lungo sgretolare questa montagna fatta da 81 (da lunedì 82) violazioni del diritto dell’Unione e 24 mancati recepimenti di direttive. Negli ultimi anni si è riusciti a ridurle, ma il passo è incerto: ce ne avevano appena chiuse due il 23 gennaio, che lo stesso giorno ne erano state aperte altre tre. E tutte queste norme che non applichiamo sono state decise anche dall’Italia: qui a Bruxelles ci siamo anche noi.
Siamo indisciplinati un po’ su tutti i fronti, ma i più gravi sono quello ambientale e di tutela dei consumatori. C’è un po’ di tutto, a vari livelli di procedura. Si trova l’esempio della potenza della lobby degli avvocati, solidamente rappresentata in Parlamento, per cui abbiamo una procedura aperta per il mancato recepimento delle norme sul riconoscimento professionale degli avvocati iscritti in altri paesi dell’Unione. Ci sono poi ben due violazioni che riguardano l’Ilva di Taranto (per mancate bonifiche), come per l’Acna di Cengio. Ne abbiamo una sul trattamento degli animali usati per la ricerca, la vivisezione. Molto più grave è che non abbiamo accolto le norme europee contro “l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile”.
Questo popolo di navigatori (e di affondatori, come nel caso della Costa Concordia) non ha recepito correttamente le regole sulle “inchieste sugli incidenti del trasporto marittimo”. Il mare resta un problema, sia per gli accordi di pesca con i Paesi del Nord Africa sia per il divieto di tenuta a bordo delle reti da posta derivanti. I diritti dei consumatori, poi, sembrano essere calpestati di continuo, ed in particolare tra questi i passeggeri, di aerei ed anche di autobus. Non ci facciamo mancare neanche qualche violazione sul fronte della salute, non applicando le norme contro i medicinali falsificati. In questo elenco si scoprono un po’ tutti i lati deboli dell’Italia; è un ritratto, in negativo.