colonna sonora: Nirvana – School
La professoressa sa che sarà una giornata molto dura, domani scade il primo quadrimestre e ancora non è riuscita ad interrogare tutti.
E’ una classe molto difficile. Gli alunni hanno retaggi culturali profondamente diversi, almeno quelli che ne hanno uno, alcuni non parlano bene l’italiano e c’è il curioso caso del ragazzo bianco che si pittura la faccia di nero perché è convinto che così sarà avvantaggiato ma che poi dà dello scimpanzè ai compagni neri.
L’aula è ampia ed un tempo era il fiore all’occhiello di quella scuola. In effetti un tempo ormai lontanissimo.
Come al solito ci sono parecchi assenti, alunni che se ne fregano dei soldi che i genitori sborsano per mandarli a fare il proprio dovere; i presenti bivaccano con i loro telefonini, chiacchierano della partita e non sembrano intenzionati ad imparare niente.
Poi la prof annuncia che per evitare brutti voti o 7 in condotta nel pagellino che andrà compilato l’indomani, si farà un bel compito in classe.
Subito si alza uno che propone di fare un dibattito sull’ultima puntata di X-Factor, un altro chiede l’ora per fare un’assemblea per concordare il nuovo programma scolastico, un terzo si alza intenzionato a declamare tutti i romanzi di Moccia. La professoressa capisce l’antifona, zittisce la classe e intima di preparare i fogli protocolli.
Alcuni ragazzi saltano sui banchi urlando che è un’ingiustizia, perché fino a quel momento non hanno fatto un cazzo a parte scrivere il giornalino di scuola iper critico, distruttivo contro tutto e tutti e mai propositivo (a parte l’idea di chiedere ai passanti di sostituirsi ai professori) ed ora non sono pronti per il compito. Ma la realtà è che non sono pronti per la scuola. I cocchi della professoressa si mettono in mezzo perché invece sono dei secchioni, cercano di fermarli e iniziano gli spintoni e gli insulti. La giovane Moretti si sente dare della pompinara e quasi sviene, ma il ragazzo si scusa e dice che non era riferito a lei, bensì a tutto il genere femminile. I bidelli sono costretti ad intervenire e ad un certo punto vola una sculacciata, in memoria dei vecchi metodi.
Nel frattempo al bar del cortile, Nietzsche e Marx si danno la mano (cit) perché sono i più ganzi della scuola e stanno studiando un modo per truccare le elezioni dei rappresentanti d’Istituto. Avevano invitato anche Fivestar ma quello ha detto che con loro non ci parla e semmai chiede il parere dei passanti. Vorrebbero eliminare i gruppetti di nazi, zecche ed emo e poi scegliere le ragazze più carine per portarsele a letto. Attraverso caffè offerti e promesse di parcheggi riservati per i motorini sembra che stiano riuscendo nell’impresa.
Gli scalmanati in classe attaccano striscioni, cercano di occupare il bagno del secondo piano, gridano AUTOGESTIONE anche se tutti sanno che si finisce solo per ammazzarsi di canne facendosi venire i buchi al cervello (cit) o, quando va bene, a pomiciare nel ripostiglio e vogliono cacciare via l’anziano Preside che ogni giorno si domanda perché diavolo non è andato in pensione alle Canarie come aveva promesso alla moglie. I ragazzi di destra e di sinistra si abbracciano sconsolati dicendo che non ci si capisce più niente.
Il vicepreside, insieme a una parte del Consiglio dei Professori, sta rientrando da una visita al Ministero dell’Istruzione dove ha assicurato (sudando) che la situazione è sotto controllo, il programma va avanti senza intoppi e quella scuola è pronta per il progetto semestrale di guida degli altri istituti.
Per la strada i passanti continuano a passare. Chi va a lavoro sperando di non perderlo, chi va a cercare un lavoro, chi va a fare la spesa tra le offerte delle sottomarche, chi va a riscuotere il pizzo, chi si chiede quando cavolo passerà l’autobus, chi cerca un volo per non tornare mai più, chi va a ritirare la pensione e poi a chiedere le elemosina, chi è arrivato qui con una speranza e si ritrova con la bocca cucita.
Ogni tanto qualcuno si ferma a guardare quell’edificio chiuso dal quale viene sempre un gran casino, pensa che è lì che si dovrebbero formare le menti dei giovani, quindi il nostro futuro, pensa che è una scuola pubblica, quindi pagata coi nostri soldi, pensa che un tempo forse valeva anche la pena starla a guardare speranzosi.
Ma adesso è tardi: la posta sta per chiudere e poi deve andare a portare la figlia a nuoto. Il passante si rimette in moto in mezzo agli altri passanti. Tutti consapevoli di quello che devono fare, che sono obbligati a fare, che hanno scelto di fare, per mandare avanti sé stessi, la propria famiglia e l’intero paese.
Magari è più interessante fermarsi a guardare un centro sociale, un’opera d’arte abusiva, un bello spettacolo o un bel culo.
Buon uichénd a chi è troppo indaffarato per perdere la pazienza, ma comunque ce l’ha in bilico che spunta dalla tasca dei calzoni.
Francesco Cardarelli