Il pezzo da 2 euro il più contraffatto. La Commissione Ue: “Rafforzare le norme di diritto penale e armonizzarle a livello europeo”
Il numero delle monete euro falsificate in circolazione è diminuiti del 4% nel corso del 2013, ma nell’Eurozona – tra monete da 50 centesimi, 1 euro e 2 euro – i soldi falsi non sono pochi: solo nel corso dell’anno da poco concluso sono state individuate e ritirate dall’Europa a diciassette, monete contraffatte per un totale di 175.900 euro. La Commissione europea e l’Ufficio anti frode dell’Ue registrano “una diminuzione del numero assoluto” delle monete false ritirare per ciascuno dei diversi tagli, anche se “le monete da 2 euro restano le più colpite” dall’attività illecita dei contraffattori, rappresentando i due terzi di tutte le monete false ritirare (67,6%). Attualmente nel mondo circolano in totale banconote in euro per un valore di circa 913 miliardi e monete metalliche per un valore di circa 16,8 miliardi di euro (esclusa la Lettonia, che ha iniziato a introdurle dall’1 gennaio e ancora non è inclusa nei calcoli), e il tasso di contraffazione è di 1 moneta su 100mila.
I dati diffusi dalla Commissione e dall’Olaf si aggiungono a quelli pubblicati la settimana scorsa dalla Bce, e riferiti all’altra dimensione della valuta comunitaria: quella cartacea. Solo nella seconda metà del 2013 in tutta l’Eurozona sono state ritirare 353mila banconote false, numero ritenuto “molto esiguo” rispetto agli oltre 15 miliardi di biglietti autentici. Anche in questo caso la Banca centrale ha sottolineato come il numero complessivo di cartamoneta contraffatta “rimane molto basso”, ma il problema comunque c’è. Il commissario europeo per la Fiscalità, Algirdas Semeta, non commenta i dati (ma va detto che oggi è impegnato in Lussemburgo, per un incontro con il ministro delle Finanze del Gran ducato, Pierre Gramegna), ma affida alla sua portavoce, Emer Traynor, il compito di ribadire che “le attuali norme penali vanno inasprite e rafforzate per aumentare le prevenzione, le indagini e le sanzioni per i casi di contraffazione dell’Euro all’interno nell’Unione europea”. Ma in realtà serve una dimensione meno nazionale delle politiche monetarie e di gestione monetaria. Uno dei problemi, rileva la portavoce di Semeta, è che “gli stati membri hanno diverse regole e diversi livelli di protezione”. Si attende ancora il rapporto definitivo dell’Olaf sulla contraffazione delle monete per poter avere una panoramica migliore della situazione. L’ultimo rapporto vedeva in Germania, Grecia, Italia e Spagna i primi paesi per contraffazione di monete.
Renato Giannetti