Fule andrà a Kiev domani e forse la prossima settimana anche Ashton. Per il momento niente sanzioni dall’Ue: “Prima diamo tutte le chance al dialogo politico”. Il numero degli attivisti morti sale a cinque e sarebbero oltre 400 le persone ferite negli scontri degli ultimi giorni
Precipita la situazione a Kiev e l’Unione europea decide di non rimanere a guardare da lontano. Questa mattina il Presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso ha deciso di esprimere la sua “profonda preoccupazione” con una telefonata direttamente al Presidente ucraino, Viktor Yanukovich. Lo ha annunciato il portavoce dell’esecutivo Ue, Olivier Bailly, spiegando che Barroso ha chiesto con forza che Yanukovich avvii dialoghi ali più alto livello politico con l’opposizione perché questo è il suo ruolo come capo di Stato. Barroso è anche tornato ad avvisare: “Se la situazione in Ucraina non si stabilizzerà allora l’Unione europea valuterà possibili conseguenze nei suoi rapporti con l’Ucraina”. Non solo l’Ue raccomanda dialoghi politici ma è pronta ad assistere e a dare il suo contributo per tentaere di calmare la situazione: per questo, ha annunciato Bailly, il Commissario europeo per l’allargamento Štefan Füle sarà a Kiev già domani. Anche il capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton potrebbe volare in Ucraina, già la prossima settimana.
Nel corso della conversazione telefonica, Yanukovich ha assicurato a Barroso che sia Fule che l’Alto rappresentante sono i benvenuti nel Paese per aiutare il processo di dialogo. Il presidente si è detto impegnato e pronto ad avere un dialogo politico con i manifestanti e ha spiegato che per il momento non è previsto sia decretato lo stato di emergenza nel Paese.
L’Unione europea continua dunque sulla strada degli appelli alla ragionevolezza e allo stop alle violenze. Ancora nessuna sanzione è prevista nei confronti del Paese: “Per il momento vogliamo dare tutte le possibilità al dialogo politico – ha sottolineato il portavoce della Commissione Ue – chiediamo alle autorità di averlo e vogliamo prendervi parte: per questo domani Fule incontrerà sia le autorità che i rappresentanti della società civile”. Certo, se la situazione non dovesse stabilizzarsi, “analizzeremo la situazione e le conseguenze sui nostri rapporti con l’Ucraina”.
Intanto oggi è il giorno della tregua: fino alle ore 20 (le 19 in Italia) per le strade di Kiev, tra barricate di copertoni e auto bruciate durante gli ultimi violentissimi scontri, regnerà una pace relativa. Forse la quiete prima della tempesta: l’opposizione ucraina ha lanciato un ultimatum a Yanukovich. Se entro quell’ora non farà qualche concessione, hanno minacciato i manifestanti, “andremo all’attacco”. L’aut-aut è arrivato dopo l’infruttuoso incontro di ieri tra il presidente e i rappresentanti dell’opposizione. Nessun risultato concreto è stato raggiunto, hanno lamentato i manifestanti che oggi hanno deciso di concedere qualche ora per nuovi negoziati prima di tornare a farsi sentire con la forza.
Si fa sempre più grave il bilancio delle vittime. Il centro medico del movimento di protesta denuncia cinque attivisti uccisi, mentre sarebbero oltre 400 le persone rimaste ferite negli ultimi quattro giorni di proteste. Il ministero dell’Interno ucraino ha dato conto di 254 poliziotti che hanno subito lesioni durante i disordini, 104 dei quali restano in ospedale. Da domenica scorsa, sempre secondo il dicastero, sono inoltre stati fermati 75 dimostranti, per 26 dei quali è poi stato convalidato l’arresto.
Letizia Pascale
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