L’esecutivo Ue raccomanda una serie di misure non vincolanti per prevenire i rischi ambientali e per la salute. Critici gli ambientalisti: “Vittoria delle lobby, non c’è protezione per i cittadini”
Valutare i possibili effetti prima di concedere le autorizzazioni, stimare l’impatto ambientale e i rischi, monitorare la qualità di aria, terreni e risorse idriche. Sono alcune delle misure che la Commissione europea ha immaginato per ridurre i rischi ambientali legati all’estrazione del gas di scisto e che oggi ha proposto agli Stati membri di applicare. Proposto e non ordinato. Si tratta infatti soltanto di una raccomandazione, come tale non vincolante
Obiettivo della Commissione quello di gettare le basi per la creazione di condizioni paritarie per gli operatori del settore e definire un quadro più chiaro per gli investitori, ma soprattutto fare fronte ai rischi ambientali e per la salute e garantire ai cittadini una maggiore trasparenza. Il cosiddetto Shale gas è infatti intrappolato in rocce-serbatoio sotterranee e per estrarlo è necessario “fratturare” le rocce con l’invasiva tecnica del “fracking” che comporta l’iniezioni di elevati volumi di acqua, sabbia e sostanze chimiche nel terreno.
In relazione alle raccomandazioni della Commissione, gli Stati membri dovranno comunicare le misure adottate a Bruxelles, che ne monitorerà l’applicazione e dopo 18 mesi potrà imporre norme obbligatorie se si renderà conto che le raccomandazioni sono state disattese. “In alcune parti d’Europa il gas di scisto è fonte di speranze ma anche di timori”, spiega il Commissario per l’Ambiente, Janez Potočnik. “La Commissione, esortata a intervenire – continua – ha reagito invitando gli Stati membri ad attenersi ad alcuni principi minimi per dare una risposta alle preoccupazioni per l’ambiente e la salute e offrire agli operatori e agli investitori la prevedibilità di cui hanno bisogno”.
La raccomandazione dell’esecutivo Ue in particolare invita gli Stati membri a pianificare gli sviluppi e valutare i possibili effetti cumulativi prima di concedere le autorizzazioni per l’estrazione di gas di scisto, a valutare attentamente l’impatto ambientale e i rischi, ad accertarsi che l’integrità del pozzo soddisfi le norme relative alle migliori pratiche. E ancora, tra i “principi minimi” raccomandati ci sono la verifica della qualità dell’aria, dei terreni e delle risorse idriche locali prima di avviare le operazioni, al fine di monitorare eventuali variazioni e affrontare le emergenze e il controllo delle emissioni atmosferiche, comprese le emissioni di gas serra, attraverso la cattura dei gas. La Commissione chiede ancora che il pubblico sia informato in merito alle sostanze chimiche utilizzate nei singoli pozzi e che sia assicurata l’applicazione delle migliori pratiche da parte degli operatori per l’intera durata del progetto.
Lo scorso ottobre sul tema Shale gas era intervenuto anche il Parlamento europeo che, in seduta plenaria, aveva approvato la proposta di modifica dell’attuale direttiva sulla valutazione di impatto ambientale (Via) in modo da renderla sempre obbligatoria prima di un progetto di estrazione di gas di scisto. Per questo le raccomandazioni non vincolanti della Commissione sono viste da alcuni come un passo indietro.
Critici i Verdi. “Queste proposte sono una scusa della Commissione europea” attacca Carl Schlyter dei Greens: “Invece che cercare di affrontare le preoccupazioni ambientali e per la salute pubblica legate allo Shale gas e al controverso processo di fracking, Barroso ha ceduto alla pressione delle lobby dei carburanti fossilli e delle loro cheerleaders politiche, come David Cameron”. Anche per Friends of the Earth, l’Europa sta “aprendo le porte a combustibili fossili non convenzionali sporchi e pericolosi”. Il quadro di riferimento pubblicato dalla Commissione “insufficiente e non vincolante”, denuncia l’associazione ambientalista, “non riesce a fornire una protezione obbligatoria ai cittadini” contro i rischi ambientali e per la salute.
Letizia Pascale