Gli attivisti della rete Climate Action hanno manifestato all’esterno della sede della Commissione europea per protestare contro il piano dell’esecutivo di Bruxelles per la riduzione delle emissioni di gas Serra entro il 2030. A differenza del 40% annunciato oggi gli ambientalisti reclamano un taglio di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990, ritenuto indispensabile se l’Ue vuole mantenere l’impegno di ridurre le emissioni dell’85-90% al 2050.
Per l’Ong Friends of the Earth Europe le emissioni dovrebbero essere ridotte di almeno il 60% entro il 2030 e la quota dei consumi di energie rinnovabili dovrebbe essere posta al 45%. Secondo Brook Riley “l’Ue sta venendo meno al suo impegni di combattere il cambiamento climatico” mettendo in campo una “proposta inadeguata” che non tiene conto di quello che la scienza prescrive di fare “per evitare la catastrofe climatica”.
Anche gli eurodeputati dei Greens hanno protestato perché ritengono che gli obiettivi fissati dal piano Ue rappresentino “un vergognoso passo indietro” nelle ambizioni comunitarie. “La Commissione Ue rinuncia ad un ruolo di guida nella lotta ai cambiamenti climatici e lascia la politica energetica europea ostaggio delle pressioni del settore dell’energia più conservatore” ha dichiarato Monica Frassoni, co-presidente del Partito Verde Europeo secondo cui “per mantenere l’aumento della temperatura entro i 2 gradi, come l’Ue si è impegnata a fare, dobbiamo ridurre le emissioni del’80/90% entro il 2050 e del 55% entro il 2030”.