Dopo lo scontro con giudici e polizia sulla tangentopoli che sta travolgendo il governo, il premier dice di garantire l’indipendenza della magistratura, ma avverte: “Non vada al di là del suo mandato”. Bruxelles sceglie di accettare le spiegazioni
È arrivato a Bruxelles da sorvegliato speciale. Accusato di una deriva autoritaria e di avere tentato di zittire a suon di “purghe” la polizia che indaga sullo scandalo corruzione che sta travolgendo il suo governo, il premier turco Recep Tayyp Erdogan oggi si è trovato davanti i vertici dell’Unione europea per rendere conto dello stato della democrazia nel suo Paese. Forse non tutte le spiegazioni sono arrivate ma la rottura che in tanti temevano, visto il gelo calato nell’ultimo periodo tra le due potenze, non c’è stato.
“Abbiamo seguito gli avvenimenti da vicino”, conferma il Presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso. Il rifermiento è all’esplosione della tangentopoli turca che Erdogan ha bollato come un “tentativo di colpo di Stato” e punito silurando circa tremila poliziotti e magistrati titolari delle inchieste, ma anche al disegno di legge che il governo ha presentato per prendere il controllo del Consiglio Supremo dei Giudici e dei Procuratori. La riforma del sistema giudiziario in Turchia deve “rispettare pienamente lo stato di diritto e il principio della separazione dei poteri” avverte Barroso. Nel corso dei colloqui, assicura, il tema è stato affrontato in maniera “franca e aperta” e Erdogan, che il Presidente della Commissione definisce “un amico e partner onesto”, “ci ha dato rassicurazioni sulle sue intenzioni di rispettare pienamente il ruolo della legge, l’indipendenza del sistema giudiziario e la separazione dei poteri”. Questi, sottolinea Barroso, sono principi fondamentali della democrazia ma anche “elementi vitali dei criteri di Copenaghen per l’accesso ai negoziati con l’Ue”.
Nel corso del dialogo, i rappresentanti dell’Ue non hanno però chiesto conto delle prove che dimostrerebbero che quello ordito da magistratura e polizia di Ankara è in effetti un complotto ai danni di Erdogan. Il premier turco “ci ha presentato la sua analisi della situazione e ne abbiamo preso nota” ma “noi non dobbiamo fare un’analisi politica della situazione in Turchia” risponde alle domande dei giornalisti il Presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. “Quello che facciamo sulla base dei negoziati di adesione – continua – è monitorare se i principi basilari dell’Ue vengono rispettati in termini di fatti e leggi: questo è il motivo per cui abbiamo condiviso le nostre preoccupazioni e il commissario all’allargamento è in contatto con la controparte turca”. L’importante, sottolinea Van Rompuy, “è che il paese non faccia passi indietro e assicuri un sistema giudiziario imparziale e indipendente”. Il progetto di riforma della giustizia in discussione in Turchia ha fatto passi in avanti, ma “c’è spazio per ulteriori miglioramenti”, fa notare Van Rompuy in riferimento alla proposta di riforma costituzionale sulla giustizia avanzata dal governo Erdogan.
Il premier turco rassicura sulla “volontà di andare avanti e fare progredire le relazioni” con l’Ue ma sul pungo di ferro nei confronti del sistema giudiziario non sembra pronto a grandi aperture. “Vogliamo che il principio di imparzialità venga pienamente rispettato”, ha assicurato ma il governo non può permettere che ci siano “interferenze reciproche” tra il potere legislativo e quello giudiziario. “Se il potere giudiziario vuole usare i propri poteri in maniera non indipendente, questo non può che creare problemi”, ha aggiunto. Problemi che, secondo il premier di Ankara, “devono essere risolti dal potere legislativo che rappresenta la volontà popolare”: “Nessuno può avere dubbi sulla separazione dei poteri in Turchia, ma non possono esserci interferenze reciproche e nessun potere può andare al di là del proprio mandato: ecco cosa il governo sta cercando di fare, il resto è disinformazione”, ha concluso.
Nel corso degli ultimi mesi del 2013 i negoziati tra Turchia e l’Ue sono ripresi dopo un congelamento durato quasi 3 anni e mezzo. E’ stato riaperto il capitolo 22, quello relativo alla politica regionale. Dall’avvio dei colloqui, il 3 ottobre del 2005, sono stati aperti 14 su 35 capitoli negoziali, dei quali solo uno è stato chiuso. E’ stato anche firmato un accordo di riammissione, con il quale il governo turco si impegna a riaccettare gli immigrati clandestini passati dal suo territorio nell’Unione europea in cambio della prospettiva di una futura abolizione dei visti d’ingresso nello spazio comunitario.
Letizia Pascale
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