Intervista al capo delegazione del Carroccio a Strasburgo sull’alleanza con il Front National
“Con noi ci sarà anche il Vlaams Belang. Trattative con Partito nazionale slovacco, Veri finlandesi e Partito della Libertà danese”
È stato l’uomo che ha gestito le trattative siglare il “patto di ferro” tra la Lega Nord il Front National di Marine Le Pen , un’alleanza in vista delle prossime elezioni europee di cui faranno parte anche altre forze dell’estrema destra europea: il Partito per la libertà olandese, il Vlaams Belang fiammingo, i Democratici svedesi, il Partito della Libertà Austriaco. Il capo delegazione del carroccio al Parlamento europeo, Lorenzo Fontana, che si è guadagnato ormai l’appellativo di “ministro degli Esteri” della Lega, definisce la formazione francese una “forza del tutto democratica” e la sua presidente “una leader europea”, una persona “seria, in gamba e preparata”.
Ma è anche la leader di un partito neofascista
“Il Front National di adesso non è più una forza neofascista. Anche Fini un tempo diceva certe cose, poi ha cambiato idea. Oggi è una forza politica che in Francia è stata votata dal 27% dell’elettorato. Vuol dire che ha preso 8-9 milioni di voti, non credo siano tutti fascisti”.
Questa alleanza però vi caratterizza più come forza di estrema destra che come forza ‘autonomista’
“Con noi ci sarà anche il Vlaams Belang, che è un partito autonomista. L’alleanza comunque è nata con le formazioni con cui ci sono punti e battaglie comuni a livello europeo. Nelle proprie nazioni poi ognuno continuerà a regolarsi come ritiene più opportuno”.
La Lega fa parte del Gruppo parlamentare Europa della libertà e della democrazia, gli altri sono con i Non Iscritti
“Ci sono altri movimenti di Eld che stanno trattando o guardando con interesse a questo progetto. Comunque nella prossima legislatura puntiamo a formare un gruppo autonomo con cui finalmente potremo dare il via a un’opposizione importante”.
Chi sono le altre forze che potrebbero aderire?
“Ci sono trattative con il Partito nazionale slovacco, con i Veri finlandesi e con il Partito della Libertà danese”
Avrete un candidato comune alla presidenza della Commissione?
“Probabilmente no anche perché riteniamo la Commissione europea un organismo antidemocratico e quindi simbolo di eurocrazia, di chi domina senza essere stato eletto. Tra di noi dei leader carismatici non mancano ma la Le Pen sicuramente incarna di più le caratteristiche del leader europeo. È una persona seria, in gamba e preparata”.
Su cosa si fonderà il vostro ‘patto di ferro’?
“Abbiamo messo a punto una piattaforma comune intorno a battaglie da fare nel prossimo Parlamento. I temi principali sono la critica all’euro, con la possibilità anche del ritorno delle monete nazionali, la lotta all’immigrazione clandestina, per fermare i flussi e cercare di aiutare gli immigrati nei loro paesi di origine, le questioni commerciali per tutelare i prodotti europei e di qualità dalla concorrenza sleale di Paesi come la Cina e la battaglia per rivedere le politiche sull’allargamento, nelle quali dobbiamo andare più cauti”.
Si riferisce ai nostri vicini dei Balcani?
“In parte. Ad esempio penso che accelerare il processo per il Kosovo sia arduo, viste le condizioni del Paese. Ma mi riferisco soprattutto alla Turchia. Molti non lo sanno ma noi come Ue diamo fondi pre adesione quando si avviano le trattative con Bruxelles. Finora abbiamo dato già 5 miliardi alla Turchia e ne sono previsti altri 7 per i prossimi anni, una follia con tutti i disoccupati che ci sono nell’Unione”.
Alfonso Bianchi
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