Confindustria “preoccupata” scende in campo contro il ministro dell’Ambiente Orlando che aveva chiesto un taglio delle emissioni ambizioso: “Irrealistico, non sia questa la posizione del nostro Paese”
Il pacchetto degli impegni climatici ed energetici dei Ventotto per il 2030, su cui la Commissione europea sta lavorando in questi giorni e che adotterà il prossimo 22 gennaio, comincia a preoccupare non poco le imprese italiane. Dopo che già gli industriali europei hanno chiesto di non danneggiare la competitività delle aziende, con una lettera inviata dalla Presidente di BusinessEurope, Emma Marcegaglia al Presidente dell’esecutivo Ue, Barroso, ora a scendere in campo è il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi.
Il rappresentante delle imprese nostrane ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Enrico Letta per esprimere “forte preoccupazione per le delibere che la Commissione europea si appresta ad adottare il prossimo 22 gennaio in merito agli obiettivi climatici ed energetici europei al 2030 e che saranno poi sottoposte all’esame dei Governi e del Parlamento europei”.
La posta in gioco è alta. Da definire ci sono le misure che detteranno gli obiettivi climatici comunitari dopo il 2020, quando non sarà più valido l’attuale 20-20-20. Gli obiettivi dell’attuale pacchetto consistevano nell’aumentare entro quella data del 20% la parte di energie rinnovabili, ridurre del 20% le emissioni di gas serra e incrementare su base volontaria del 20% i risparmi energetici, il tutto prendendo a riferimento i dati del 1990. Il pacchetto in discussione potrebbe essere ancora più ambizioso.
A creare allarme tra gli industriali è soprattutto il target di riduzione di emissioni di gas serra del 40%. Un traguardo che “a livello domestico è irrealistico e non può rappresentare la posizione del governo italiano”, obietta Squinzi.
Ma la spaccatura sul tema è netta. Proprio poche settimane fa, alcuni ministri dell’Ambiente europei hanno inviato una lettera al commissario per il clima, Connie Hedegaard sostenendo l’esatto contrario: è necessario un obiettivo di riduzione delle emissioni di Co2 ambizioso, almeno del 40%. E tra loro, insieme ai ministri tedesco, britannico e francese, c’era anche il nostro ministro, Andrea Orlando.
Confindustria ritiene che “la presa di posizione contenuta nella lettera” non possa “rappresentare la posizione del Governo italiano”. La nostra industria, sostiene infatti Squinzi “è seriamente impegnata in un percorso di sostenibilità ambientale” ma “i traguardi stabiliti in questo campo, devono essere realistici e raggiungibili al minor costo per le imprese, in modo da salvaguardarne la competitività ed evitare impatti negativi sull’economia e su tutta la società”. Insomma la richiesta è di “non penalizzare il sistema produttivo italiano”.
Letizia Pascale
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