Il direttore del fondo salva-stati ascoltato in audizione per il ruolo della Troika nei paesi sotto programma. “Superata la crisi dovrà essere rivista la Carta”. E a chi contesta l’operato di Commissione, Bce e Fmi, risponde: “noi eseguiamo, le condizioni le fanno altri”
“Per il futuro vedo l’integrazione dell’Esm nella modifica dei trattati dell’Ue”. Oggi c’è la crisi che richiede interventi urgenti, ma dopo dovrà esserci una struttura comunitaria che non lasci adito a dubbi o critiche. E soprattutto che consenta al Meccanismo europeo di stabilità di assumersi tutti quei ruoli e compiti che le circostanze e i governi dell’eurozona vorrebbero assegnargli. Klaus Regling, direttore del fondo salva-stati permanente Esm e già responsabile del fondo salva-stati provvisorio Efsf, sostituito dall’altro, doveva essere ascoltato sul ruolo della Troika nei paesi sotto programma di assistenza finanziaria (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna e Cipro), ma ha finito con il tracciare gli scenari del futuro dell’area euro. Un po’ perchè, come ha premesso, “l’Esm non fa parte della Troika e quindi non rappresento la Troika”, un po’ perchè, in quanto braccio operativo del trio Commissione Ue-Bce-Fmi e attore di ultima istanza c’è poco da dire. “L’Esm può agire da di ente finanziatore, ma a negoziare le condizioni sono altri. E ogni volta che l’Eurogruppo prende una decisione è nostro compito procedere al pagamento”. Per ogni reclamo si è pregati di rivolgersi altrove, insomma. Il messaggio implicito ma chiaro dato ai deputati europei della commissione Problemi economici è questo.
E’ vero, ammette Regling, che “non tutto è perfetto”, ma si doveva agire in fretta e alternative, comunque, non erano possibili. “I paesi in questione e la zona Euro nella sua interezza si sono trovate in circostanze imprevedibili e senza precedenti”, circostanze tali da arrivare a una struttura per certi aspetti parallela a quella dell’Ue. Prima si pensava che la crisi fosse circoscritta all’Irlanda, poi si è capito che non era così. “All’inizio la Troika non era necessaria, ma quando è divenuto chiaro che diversi paesi erano in difficoltà c’è stato bisogno degli esperti della Commissione e del Fmi”. Non solo: dapprima, nel 2010, è stato creato un fondo salva-stati, l’Efsf, nelle intenzione del momento provvisorio, e poi nel 2012 si è deciso di creare un nuovo fondo, l’Esm, per sostituire l’Efsf in modo permanente.
Una vera e propria istituzione europea non prevista in alcuno dei trattati dell’Unione europea, con funzioni non certo marginali per quella parte di Ue in cui circola la moneta unica. Per questo, a detta di Regling, la situazione che si è venuta a creare necessita una fisiologica normalizzazione. “Dovremo modificare i Trattati. Una volta superata la crisi le energie dovranno essere spese per questo”. In questo modo l’Esm avrà maggiore ragione d’agire e maggiore ragione d’essere, soprattutto in ottica di unione bancaria. L’Esm viene visto come un possibile attore protagonista nel meccanismo di risoluzione delle crisi degli istituti di credito, ma perchè possa avere un ruolo definito e inequivocabile dal punto di vista legale occorre risolverne la questione dello status giuridico. Lavoro per il futuro, a cui bisogna iniziare già a pensare. Il Parlamento europeo però oggi pensa a come è stata gestita la crisi nei cinque sotto programma. La risposta di Regling riflette la linea della Troika. “E’ inevitabile che i programmi di assistenza porteranno a più crescita e più occupazione, perchè se si completano le riforme si ha una situazione migliore”. Sull’impatto sociale Regling ha poco da dire. “Non voglio minimizzare gli effetti negativi di questi programmi, ma è nell’interesse di Efsf ed Esm che i programmi funzionino, anche perche’ ci sono degli interessi che vanno ripagati”. La solidarietà europea non è gratis, e questa è una delle condizioni che devono accettere gli stati in difficoltà. Ma Regling è stato chiaro: non è l’Esm che detta le regole.
Renato Giannetti