La responsabile per l’Europa del Pd a Bruxelles: “Dopo 5 anni di gestione della crisi quelli che abbiamo davanti dovranno essere gli anni del rilancio della crescita”
È il suo primo viaggio a Bruxelles da quando Matteo Renzi l’ha nominata responsabile Europa e Affari Internazionali del Partito Democratico, “e verrò sempre più spesso”. A un mese esatto dalle primarie, Federica Mogherini è venuta per incontrare i membri del Partito socialista europeo in vista del lancio della campagna elettorale della candidatura di Martin Schulz, che avverrà proprio con un congresso a Roma a inizio marzo, ma ha incontrato anche membri del circolo locale del partito e l’ambasciatore italiano presso l’Ue, Stefano Sannino, per preparare “mesi di intenso lavoro in un anno importante per l’Europa e l’Italia”.
Lei aveva già accompagnato Enrico Letta il giorno del Vertice di dicembre
“Sono stata con lui al pre-vertice del Pse dove ho incontrato per la prima volta i diversi rappresentanti europei del partito”.
Il Pd entrando nel Partito socialista europeo sana l’anomalia della sua mancata collocazione europea
“Il grosso dell’anomalia è durato poco, la cosa fondamentale è stata l’adesione al gruppo parlamentare dei Socialisti e Democratici. In questi 5 anni c’è stato un dibattito giustamente approfondito in cui abbiamo testato bene il grado di sintonia con gli altri membri della famiglia socialista con cui c’è stata una riflessione anche sul valore aggiunto portato da una realtà come il Pd. Un dibattito che ci ha consentito di fare una scelta di appartenenza più consapevole e matura”.
E ora proprio dall’Italia partirà la campagna elettorale di Schulz
“È una scelta che viene da lontano. Schulz ha un’amicizia storica con il nostro Paese e il fatto che abbia scelto Roma per lanciare una campagna elettorale, forse la più significativa del decennio, è un forte riconoscimento sia verso il nostro Paese che verso il nostro partito”.
Quale ruolo pensa di poter giocare il nuovo Pd nello scacchiere europeo
“Noi abbiamo diversi punti di forza, un presidente del Consiglio riconosciuto e stimato a livello europeo, una nuova leadership del partito vista e percepita come punto di potenziale svolta, e il fatto che Renzi sia un segretario giovane e con una impronta propria, un leader che ha creato aspettative e speranze anche al di là dei confini italiani”.
Il nostro Paese resta sotto osservazione a Bruxelles
“Abbiamo fatto dei passi avanti sui conti pubblici, come si dice ‘abbiamo fatto i compiti a casa’ ma c’è ancora molto da fare. La nostra credibilità però è cresciuta ed è merito degli ultimi due governi e di un Parlamento con una credibilità maggiore. Ma questa fiducia si deve consolidare con un gioco di squadra tra Letta e Renzi”.
A luglio Renzi ha già fatto visita ad Angela Merkel in un incontro che fu definito “privato”
“Quel viaggio avvenne quando lui non era ancora segretario e quindi non avvenne in quella veste ma sottolinea il fatto che Renzi abbia la possibilità, la capacità e la voglia di essere un leader a livello europeo. A marzo definiremo meglio i dettagli di questo nuovo approccio ma la nostra intenzione è far capire ai cittadini che l’Europa non è una dimensione ‘internazionale’, ma solo una dimensione superiore a quella nazionale, allo stesso modo in cui quella nazionale è superiore a quella regionale. Serve un cambio di approccio culturale”.
Ma Bruxelles non è molto ben vista dai cittadini, e non sempre a torto
“Se tanti cittadini sono diventati euroscettici è perché per vent’anni una gran parte della classe dirigente e politica europea ha scaricato su Bruxelles responsabilità proprie. I governi nazionali, anche quello italiano, spesso prendevano decisioni e poi incolpavano l’Europa come se non avessero preso parte a quelle decisioni”.
E ora cosa bisognerebbe fare invece secondo lei?
“Bisogna raccontare quello che l’Europa è davvero, non è tutta fatta di angeli e di demoni. È una realtà che per molti aspetti ci ha aiutato e ci aiuta. Penso alla pace, una cosa data oggi per scontata ma che non lo è se pensiamo ad esempio al conflitto nei Balcani, un conflitto recente. E ora gli stessi Paesi che si facevano la guerra sono entrati o stanno entrando nell’Ue. E poi c’è la libertà di movimento, i diritti dei consumatori”
E poi c’è l’austerità
“E poi ci sono cose fatte male, per scelte precise dei governi, nel fronteggiare la crisi a partire dal 2008. Scelte lente, a volte insufficienti, a volte sbagliate, ma scelte non neutre. Scelte politiche di governi politici che ne detengono la responsabilità. Adesso come Italia abbiamo attuato politiche lungimiranti sul piano economico, abbiamo fatto una grande operazione di rigore. Ora è tempo di lavorare su sviluppo e crescita per la creazione di posti lavoro, altrimenti anche un’uscita dalla crisi sarà inutile”.
Ieri è arrivato un primo attestato di fiducia con il commissario all’Occupazione, Lazlo Andor, che ha detto di apprezzare il Jobs Act di Renzi
“Un commento che ci ha fatto particolarmente piacere. Noi vogliamo considerarci pienamente europei, classe politica europea. Lo dimostreremo nelle politiche che metteremo in campo”.
Renzi ha anche detto che il limite del 3% nel rapporto deficit/Pil non è intoccabile
“Renzi ha detto due cose. Primo che tenere in ordine i conti e diminuire il debito, che sarà il vero tema del futuro, è un valore di per sé, una cosa che dobbiamo fare per i nostri figli e nipoti. Però ha aggiunto che l’Italia, insieme ad altri Paesi, dovrà porre nella sede europea la questione di come rendere flessibili certi criteri, perché accanto al rigore dei conti serve una fase di investimenti per la crescita. Bisogna puntare ad esempio su economia verde e digitale, sulla ricerca. Sono questi i temi su cui l’Europa è chiamata a fare una scommessa. Sono temi che il nuovo Parlamento e la nuova Commissione si dovranno porre”.
E proprio con la nuova Commissione e il nuovo Parlamento l’Italia si troverà a guidare l’Ue nel suo semestre di presidenza
“Sarà un semestre particolarmente delicato di cui potremo valutare in pieno la portata solo dopo aver conosciuto il risultato delle elezioni europee. Quello che è sicuro è che dopo 5 anni di gestione della crisi quelli che abbiamo davanti dovranno essere gli anni del rilancio della crescita. E l’Italia saprà giocare un ruolo da grande”.
Alfonso Bianchi