Le discussione interistituzionale sul meccanismo di risoluzione delle crisi si apre con una netta presa di posizione della presidente della commissione Economica e delle relatrice del testo per l’Aula: “Partecipiamo ai tavoli, ma non accettiamo che la decisione sul fondo unico di risooluzione venga presa in sede intergovernativa”
Nessun accordo intergovernativo per il meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie. È la posizione espressa dal Parlamento europeo in occasione dell’inizio dei negoziati con il Consiglio sull’accordo raggiunto a fine dicembre scorso. Con la ripresa dei lavori dopo la pausa natalizia è stato avviato il processo negoziale che a Bruxelles si vuole chiudere entro maggio, prima cioè delle elezioni europee, così da evitare che il dossier venga riaperto dal nuovo parlamento e, soprattutto, per permettere di rispettare le scadenze. Il meccanismo di vigilanza bancaria affidato alla Bce dovrà scattare a inizio novembre di quest’anno, mentre il meccanismo per la risoluzione delle crisi e la gestione degli istituti creditizi da liquidare partirà l’1 gennaio 2015. A patto che ci sia un accordo a livello europeo. Il presidente della commissione Problemi economici, Sharon Bowles (Alde), e la relatrice del testo in commissione, Elisa Ferreira (S&D), contestano però il punto che prevede che i Paesi con la moneta unica negozieranno entro l’1 marzo di quest’anno un accordo intergovernativo sul funzionamento del fondo unico di risoluzione per il trasferimento di contributi nazionali al fondo unico e la progressiva mutualizzazione.
“Il team negoziale del Parlamento è coeso e forte sul mandato che ha ricevuto” per negoziare con il Consiglio. Tale mandato – sottolineano le due deputate europee – “non prevede alcuna necessità per un accordo intergovernativo per la formulazione dei dettagli sul funzionamento del fondo unico di risoluzione che dovrà essere usato per le risoluzione bancarie”. Altro elemento oggetto di resistenze del Parlamento è quello del doppio intervento Stati-Ue: l’accordo raggiunto dai Paesi membri a fine dicembre prevede la creazione di un consiglio di risoluzione con poteri di intervento straordinari in caso di bisogno. Il board sarà responsabile per le banche transfrontaliere e quelle vigilate direttamente dalla Bce, mentre le autorità nazionali di risoluzione si occuperanno delle altre.
“Riaffermiamo la nostra richiesta di un uguale trattamento per tutte le banche, indipendentemente dallo Stato in cui si trovano”, aggiungono Bowles e Ferreira. Per il Parlamento si tratta di “principi fondamentali”, che però allo stato attuale “sono messi in pericolo dall’accordo generale” raggiunto prima a livello ministeriale in sede Ecofin e infine a livello di capi di Stato e di governo in occasione del vertice del Consiglio europeo. Le negoziazioni che si aprono cominciano subito con prese di posizioni nette e distanti. Il team di negoziatori del Parlamento oggi partecipa alla riunione intergovernativa sull’accordo per il meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie, ma con riserva. “Ci fa piacere essere stati invitati”, premettono Bowles e Ferreira. “Partecipiamo con spirito costruttivo e per spiegare la nostra posizione, ma la nostra presenza non significa che sosteniamo il processo intergovernativo”.
Renato Giannetti
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