La sentenza al termine di una causa promossa da una coppia di genitori italiani residenti a Milano. La legge dovrà essere riformata
Non più solo il cognome del padre o (cosa più semplice per le coppie di fatto ma anche possibile per quelle coniugate) quelli di tutti e due i genitori: deve essere possibile imporre ai figli anche solo il cognome materno. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’Uomo che ha condannato l’Italia per aver violato i diritti di una coppia di coniugi negando loro la possibilità di attribuire alla figlia il cognome della madre e non quello del padre. Nella sentenza, che diverrà definitiva tra 3 mesi, i giudici spiegano che l’Italia “deve adottare riforme” per rimediare alla violazione.
La causa era stata promossa da Alessandra Cusan e Luigi Fazzo, ambedue italiani e residenti a Milano. I genitori avevano scelto di dare alla bimba il nome Cusan, cosa che lo Stato italiano ha impedito. Il loro ricorso vincente si è basato sull’Articolo 8 (diritto al rispetto per la vita privata) della Convenzione europea sui diritti umani, all’Articolo 14 (divieto di discriminazioni) e all’Articolo 5 del Protocollo numero 7 (eguaglianza tra i coniugi).
La Corte europea dei diritti dell’Uomo è un organo del Consiglio d’Europa, che non ha nulla a che fare con l’Unione europea. Gli stati aderenti, tra i quali l’Italia, hanno l’obbligo di conformarsi alle sentenze della Corte, anche con interventi legislativi appositi.
Ezio Baldari