colonna sonora: Russ Gabriel – Jelba
– amore, finora siamo stati in due in questo monolocale, ma ora saremo tre…
– CHE COSA?! Mi hai assicurato che prendevi la pillola! Ecco, ora dovrò cambiare di nuovo identità e scappare in Nicaragua… Maledizione, dov’è l’acido che devo cancellarmi le impronte digitali?
– Imbecille, cercavo solo un modo soft per dirti che c’è un topo in casa.
Un topo.
Uno cresce con l’idea romantica di Topo Gigio o Topo Lino aka Michimaus, eroi dell’infanzia e amici dei bambini, e come sempre la realtà deve infrangere tutti i sogni.
ATTENZIONE: SPOILER PER I PIÙ PICCINI!
Come Babbo Natale. Per anni credi a questo simpatico ciccione che -come fanno i topi- riesce ad assottigliarsi per entrare nei camini e distribuire doni senza chiedere in cambio appalti o voti e ad un certo punto scopri che non è vero niente. Forse in fondo lo sospettavi (avevi anche sedici anni) ma non avresti mai voluto sentirtelo dire. E da li i regali si sono fatti più piccoli, più adeguati all’inflazione e al crescente costo della vita, e quando hai dovuto inziare a farli anche tu, ai cuginetti ignari, hai capito che eri diventato grande.
FINE SPOILER.
Mi sono tornate in mente le preghiere di quando ero sìngol, che rientrando la notte chiedevo di trovare una bella topa in soggiorno, ma pensavo che Vostro Signore capisse i dialetti. E poi dopo due anni di convivenza sarebbe un po’ fuori tempo, neanche le Poste sono così lente. No, non credo sia stato per quello.
Sono l’uomo di casa e devo occuparmene io. Ho subito smesso di fare l’uncinetto, messo i biscotti in forno e preso in mano la situazione:
– Potremmo chiamarlo Pino. Ho visto dei guinzagli piccoli piccoli da AccaEmme…
Ma la mia fidanzata non ha apprezzato l’idea.
Per prima cosa ho cercato di scaricare il problema sul padrone di casa, che quando ha sentito del topo mi ha ricordato che nel contratto c’è il divieto assoluto di tenere animali in casa, e adesso devo pagare una multa di 200 euri.
Un amico mi ha consigliato di usare la colla, che però nel Fuckin’ Nordeuropa non è nemmeno contemplata dai negozi di articoli per cacciatori di topi e quando ho chiesto al cassiere se ne avesse un tubetto sottobanco c’è stata un’irruzione di animalisti che hanno devastato il locale e volevano linciarmi.
Avevo letto che i gatti sono perfetti nella caccia ai topi: il primo che ho preso si è limitato a farsi le unghie sul divano e sui mobili, pisciarmi nella doccia e poi è scappato per i tetti, il secondo era un bellissimo persiano, ma la padrona mi ha denunciato per furto.
Allora mi sono buttato sul metodo classico: le trappole. Dopo aver perso pollice e indice destri con quelle di legno ho optato per la versione moderna in plastica, più sicure ed efficaci. Ho iniziato mettendo come esca un pezzo di pecorino sardo del ’95 ma appena ho aperto la busta sono svenuto per l’odore e al risveglio non ne era rimasto più niente; poi ho preso il sacchetto di Smarties ma purtroppo le ho mangiate tutte, infine ci ho messo i cereali al cioccolato. Il mattino dopo le trappole erano vuote e intorno c’erano delle cacchette a formare la parola “dank”. Il topo è fiammingo.
Ho perso la pazienza. Non c’è spazio per tutti e due in questa casa, anche se la mia fidanzata comincia a nutrire dubbi su chi dei due preferisca. Si torna alla lotta atavica tra uomo e bestia: l’astuzia, la rapidità, la forza. Mi metto a torso nudo per poter essere più agile. Mi rivesto subito, accendo il riscaldamento e aspetto tre quarti d’ora buoni per spogliarmi di nuovo, che nel Fuckin’ Nordeuropa d’inverno non si scherza. Prendo la scopa tra i denti e comincio ad intimare al topo di uscire. E lui esce davvero.
E’ piccolissimo, sarà lungo 5cm, mi guarda con gli occhietti curiosi e muove il musetto a destra e sinistra; fa anche uno “squit” di saluto. Non posso farcela, mi sentirei un mostro ad usare la forza con una creaturina così tenera, l’uomo sarebbe una bestia. Pino non ha idea di cosa siano la proprietà privata e i supermercati, lui vuole solo un posto riparato per nutrirsi. Ed io ho il cuore tenero.
E’ Natale, il periodo in cui si tirano i bilanci dell’anno passato e si fanno propositi per quello futuro, si pensa ai propri famigliari alimentando il consumismo con regali inutili, si adottano bambini lontani o si fanno donazioni benefiche per sentirsi più puliti. Le pubblicità dei panettoni ce l’hanno insegnato: a Natale si è tutti più buoni.
Spezzo un pezzetto di panettone, lo metto in un piattino preso dalla casa di Barbie della figlia della vicina e lo porgo al nuovo ospite. Italiani brava gente.
Pino mi guarda e sembra che sorrida, mentre addenta la pietanza natalizia e appare pervaso anche lui dallo spirito di questa meravigliosa festa.
Invece si tratta di convulsioni. Non potevo usare la forza, ma l’astuzia si: al posto dei canditi ho messo il topicida.
Anche quest’anno è quasi finito, con tutte le sue storie di vita, più o meno deprecabili.
Abbiamo cambiato Presidente, cioè ci abbiamo provato, abbiamo cambiato classe dirigente, cioè ci abbiamo provato, abbiamo cambiato Papa, questo si. Ma mentre la crisi continua a mietere vittime, per un paio di settimane possiamo staccare il cervello ed aprire stomaco e portafogli.
Buone feste a tutti i lettori di Fuori Tema e di questo giornale di contorno, che il 2014 possa essere un nuovo inizio all’insegna della serenità, dell’amore e dell’evasione fiscale moderata.
Ci vediamo nel 2014, vogliamoci bene!
Francesco Cardarelli